Ayelet Gundar-Goshen, Bugiarda

Mentire per sentirsi considerati

Nel suo nuovo libro (tradotto da Raffaella Scardi per Giuntina), Bugiarda, la scrittrice israeliana Ayelet Gundar-Goshen concentra la sua riflessione romanzesca sul tema della menzogna. Immagina Nufar, una diciassettenne esitante e introversa, che si muove nel mondo “come se dovesse a ogni momento imbucarsi in una festa senza invito”. La colloca d’estate dietro il bancone di una gelateria, animata dal desiderio di uscire dal suo guscio e frustrata dall’indifferenza che la circonda. Un giorno entra nel negozio Avishai Milner, un cantante che ha avuto una breve stagione di notorietà grazie a un talent show, ma poi è stato dimenticato dal pubblico. L’uomo, molto nervoso, rimbrotta la ragazza perché lo ha fatto aspettare; lei gli corregge la frase; lui la insulta pesantemente; lei scappa fuori; lui la rincorre perché pensa che abbia preso la sua banconota senza dargli il resto; lei urla come se la stessero scannando; accorre gente e la storia del molestatore e della vittima prende forma e s’ingigantisce. Da quel momento Nufar sarà tentata diverse volte di dire la verità, di ritrattare la denuncia che le viene estorta dalla solerte poliziotta che si prende cura di lei, ma ogni volta succederà qualcosa che devierà il corso degli eventi. Ci sono due testimoni oculari, un finto sordomuto e il ragazzo del piano di sopra - il primo fa dei tentativi incoerenti di rivelare l’inconsistenza del crimine, il secondo, che come Nufar, non ha amici, si lega morbosamente alla ragazza e vuole che lei continui a mentire - e poi c’è la sorella della protagonista, la bellissima Maya che, gelosa delle attenzioni calamitate dalla presunta vittima di violenza, arriva a scoprire la verità. Durante una gita scolastica in Polonia per visitare un campo di concentramento Nufar incontra Raymonde, una vecchia signora, che si è finta superstite dell’Olocausto prendendo il posto di una sua amica morta poco prima della partenza: il tema della bugia si allarga dalla dimensione privata a quella storico-collettiva. Su tutto aleggia la realtà di Israele, un paese in cui un ragazzo che si vuole suicidare procrastina all’infinito il suo gesto, aspettando il giorno in cui poter finire in prima pagina e in cui anche uno scandalo come una calunnia infamante passa in un attimo in secondo piano rispetto al continuo stato di guerra.

Ci sono piante che vanno innaffiate una volta al giorno, e altre che non hanno alcun bisogno d’acqua, basta lasciarle a se stesse perché crescano rigogliose. La situazione è simile quando si tratta di bugie: ci sono quelle che vanno sostenute con un flusso ininterrotto di parole, e quelle che è meglio lasciar stare, crescono da sole.

Ayelet Gundar-Goshen è nata in Israele nel 1982. Si è laureata in Psicologia clinica all’Università di Tel Aviv. Redattrice per uno dei principali quotidiani israeliani, è attivista del movimento per i diritti civili del suo paese. È anche autrice di sceneggiature. Il suo primo libro, Una notte soltanto, Markovitch (Giuntina) ha vinto in Israele il premio Sapir e in Italia il premio Adei- Wizo Adelina Della Pergola. Da Svegliare i leoni sarà prodotta una serie tv dalla NBC.