Karina Sainz Borgo, Notte a Caracas

Fuga dall'inferno venezuelano

Nel romanzo di Karina Sainz Borgo, Notte a Caracas (traduzione di Federica Niola, Einaudi) l’inferno venezuelano perde le sue connotazioni specifiche ed assume  quelle di un paese in balia di milizie assassine. Adelaide lavora in campo editoriale, è cresciuta con la madre, e ora che lei è morta di cancro (dopo una lunga agonia per alleviare la quale sono finiti tutti i risparmi), è rimasta sola in una casa per nulla sicura. Ben presto l’appartamento viene occupata da donne capitanate dalla violenta Marescialla; Adelaide si rifugia dalla sua vicina, Aurora, che trova morta. Mentre la protagonista, con la forza della disperazione, organizza una fuga da Caracas, approfittando del passaporto di Aurora che ha una cugina a Madrid, le affiorano alla mente ricordi della vita passata (la madre che, oltre a insegnare, dava lezioni private per non farle mancare niente; le due zie, una grassa e una magra con il loro alberghetto; l’amore per il fotografo Francisco sgozzato una settimana prima del loro matrimonio).  Prima di fuggire, Alelaide incontra Santiago, fratello minore della sua amica Ana: il ragazzo le racconta la sua spaventosa prigionia, le torture subite e l’arruolamento forzato nei ranghi dei Figli della Rivoluzione. Abbiamo incontrato Karina Sainz Borgo al Salone del Libro di Torino. Traduzione simultanea di Raul Resta.

Vivevamo tutti così: sbirciando nella borsa dei vicini per vedere se avevano qualcosa che scarseggiava e per capire dove procurarcela. Eravamo diventati tutti sospettosi e vigili, la solidarietà si era trasformata in predazione.

Karina Sainz Borgo (Caracas, 1982) vive in Spagna da dodici anni. È autrice di alcuni saggi politici e scrive su El Nacional e El Mundo.