Enrico Palandri, L'inventore di se stesso

Proteggere il dolore degli altri

Nel romanzo di Enrico Palandri L’inventore di se stesso, uscito da Bompiani, s’intrecciano temi diversi: il rapporto padre/figlio, il lavoro intellettuale contrapposto ad altre attività più lucrative e meno astratte, gli equilibri tra coniugi di lunga data, la vulnerabilità della vecchiaia, ma il punto centrale, come sottolinea il titolo, è l’invenzione di sé. Raccontando di un professore universitario che vorrebbe imporre il suo nome al nipotino appena nato e di suo figlio che si occupa di amministrare i beni del suocero, Palandri costruisce un romanzo sui condizionamenti familiari e sul complicato modo in cui troviamo il nostro posto nel mondo.

Ogni umano fila lungo l’orizzonte del proprio tempo e dispiega il proprio destino, si riempie di un vento che non era visibile ma che lui ha catturato, mostrandone la forza nascosta

Enrico Palandri è nato a Venezia nel 1956. Si è laureato in drammaturgia al DAMS di Bologna dove ha studiato tra gli altri con Gianni Celati, Giuliano Scabia e Umberto Eco. Durante il movimento del '77 ha curato un libro su Radio Alice, Fatti nostri, insieme a Carlo Rovelli, Maurizio Torrealta e Claudio Piersanti. A Bologna e in quel periodo è anche ambientato il suo primo romanzo, Boccalone, uscito nel 1979. Trasferitosi a Londra nel 1980 ha lavorato come istruttore linguistico per i cantanti d'opera e giornalista (collaborando con RAI, BBC e numerosi giornali). Presso L'Università di Ca' Foscari insegna Letterature Comparate. Dopo Boccalone ha pubblicato sei romanzi: Le pietre e il sale (1986), La via del ritorno (1990), Le colpevoli ambiguità di Herbert Markus (1997), Angela prende il volo (2000), L'altra sera (2003), I fratelli minori (2010). Ha tradotto in italiano Eudora Welty, Robert McLiam Wilson e i fratelli George e Weedon Grossmith e scritto un saggio su Pier Vittorio Tondelli e uno su Primo Levi.