Jhumpa Lahiri, il desiderio della lingua italiana

Da Taobuk 2019

Il desiderio è il punto di partenza per chi scrive: la narrativa parte da lì, da qualcosa che manca, da un personaggio che vorrebbe qualcosa, è un elemento vitale che ci spinge, che ci fa capire i nostri limiti. Il desiderio è legato al sogno, riguarda qualcosa di primordiale. Sono parole di Jhumpa Lahiri, che ha partecipato a Taobuk, il festival di Taormina ideato da Antonella Ferrara.

Ho desiderato conoscere l'Italia, ho desiderato la conoscenza approfondita della lingua ed è una strada senza fine, un rapporto sempre aperto.  

Jhumpa Lahiri nasce a Londra l'11 luglio 1967 da genitori provenienti dallo stato indiano del Bengala Occidentale, ma trascorre l'infanzia e la giovinezza negli Stati Uniti d'America. La sua prima raccolta di racconti brevi, L'interprete dei malanni, uscita nel 1999, ottiene il Premio Pulitzer per la narrativa l'anno successivo. Dal romanzo L'omonimo, del 2003, la regista Mira Nair ha tratto il film Il destino nel nome - The Namesake. Con il romanzo Una nuova terra, uscito nel 2008, vince la III edizione del Premio Gregor von Rezzori per la miglior opera di narrativa straniera nel 2009. Appassionata della lingua italiana, dal 2012 al 2014 ha vissuto a Roma, con i suoi due figli e il marito. Nel 2015 pubblica il suo primo libro scritto direttamente in italiano, In altre parole, vincitore nello stesso anno del Premio Internazionale Viareggio-Versilia, del 2016 è Il vestito dei libri. Il suo editore italiano è Guanda.