Giancarlo De Cataldo: Raymond Chandler e Philip Marlowe

Giancarlo De Cataldo: Raymond Chandler e Philip Marlowe

Intervista di Stas' Gavronsky

Giancarlo De Cataldo: Raymond Chandler e Philip Marlowe
Marlowe integerrimo, Marlowe solo contro tutti, Marlowe mai autocompiaciuto: in questa intervista di Stas' Gavronsky lo scrittore Giancarlo De Cataldo traccia la figura del detective nato dalla penna di Raymond Chandler.

Chandler come descrive il suo detective?
Raymond Chandler descrive Philip Marlowe come un uomo non troppo alto, dalla mascella squadrata, volitivo e determinato. Un cavaliere senza macchia e senza paura che ha conosciuto il male e, proprio per questo, è più in grado di altri di combatterlo. Un uomo che crede fino in fondo nel suo ideale di giustizia, in nome del quale è disposto a tutto.

L’iconografia più importante di Marlowe, quella di Humphrey Bogart, è paradossalmente lontana dalla descrizione originale del personaggio da parte dell’autore.

Qual è il rapporto di Marlowe con il denaro?
Venticinque dollari al giorno più le spese: è quanto Marlowe pretende per la risoluzione di casi che sembrano impossibili. In una società dominata dal potere e dal denaro, l’unica garanzia di integrità morale è il disprezzo del denaro stesso. Marlowe, che rinuncia al successo ed al potere in nome della sua libertà, ha nei confronti del denaro un atteggiamento talmente ambivalente che, alla fine della sua carriera, sposerà una miliardaria.

Ci puoi dire qualcosa sulla forza letteraria del personaggio Marlowe?
Marlowe è un personaggio che rimane fedele a se stesso, non cambia, non si evolve, non cede mai all’amarezza del tempo. Contemporaneamente, conosce l’amore, viene tradito e deluso dagli amici e dalle donne. Mentre Chandler muore, il suo personaggio ritorna nei romanzi scritti da Robert Parker negli anni 80.

L’avventura di Marlowe ricomincia con il suo divorzio. È ancora il Marlowe di sempre che amiamo, troppo bello, solitario, disperato e perdente per potersi legare e fare una famiglia.

Quali sono state le difficoltà nel trasporre i romanzi di Chandler in cinema?
La versione cinematografica de Il grande sonno, realizzata da un team di scrittori e dalla sceneggiatrice Leigh Brackett, autrice di romanzi noir, ha richiesto la consulenza dello stesso Chandler. Il film era ancora meno comprensibile del romanzo. Il mondo di Chandler, infatti, non è fatto di logica e razionalità, ma di ma emozione e sentimento. La mente di un criminale è tanto distorta ed incomprensibile, quanto la società nella quale si trova ad agire. Tutto questo marca la differenza tra il giallo tradizionale e l’inconfondibile marchio chandleriano che, ne Il grande sonno, trova la sua più caotica ed affascinante espressione.

Qual è l'ambiente in cui si muove Marlowe?
L’autore racconta la California del sud, quella degli anni 40 e 50. I suoi personaggi trascinano l’azione, non sono dei comprimari, ed esprimono quel senso di sconfitta che è il segno indelebile del racconto chandleriano. Riletto oggi, Chandler è uno scrittore immortale per la capacità di descrivere le psicologie dei suoi personaggi. Rispetto ad altri giallisti - quali ad esempio Dashiell Hammett, così aggrappato alla cattiveria delle sue storie - è un grandissimo scrittore di genere, ma un po’ invecchiato.

Come si inserisce Chandler nel genere hard boiled?
Nell’oscenità delle sue trame, Chandler è forse l’autore meno aggressivo. Esprime un sentimento di pietas anche nei confronti dei malvagi che racconta. Sentimento che nasce probabilmente da una infelicità di fondo e da una sensibilità particolare, sensibilità che abbiamo ormai abbandonato.

Siamo tutti più cattivi e meno chandleriani, sia noi che scriviamo di queste storie, sia gli americani che ne scrivono, sia i lettori.

Qual è stato il rapporto di Chandler con il cinema?
Considero il remake de Il lungo addio, realizzato da Robert Altman nel 1973, il mio film di culto. Chandler è stato uno degli autori più amati dal cinema. Considerava l’industria cinematografica una forma di perversione del talento dello scrittore ma, come tanti autori del suo e del nostro tempo, non poteva farne a meno per evidenti ragioni di prestigio e di portafogli. Grazie al suo carattere schivo, appartato e nevrotico, l’autore è riuscito, anche quando lavorava per l’industria cinematografica,a mantenere costantemente alto il livello della sua scrittura.

Che tipo di uomo è stato lo scrittore Raymond Chandler?
Chandler è stato un uomo tormentato. La sua biografia si avvicina a quella di Hammett o a quella di un altro grandissimo irregolare del suo tempo, Jim Thompson. Ma, anche nei momenti di maggiore abbandono all’alcool, l’autore riesce a conservare un fondo di solidità borghese che lo salva dal delirio.

Chandler non è morto giovane come Rimbaud, non è morto pazzo come Goudis, non è morto come Hammett. È morto da grande scrittore, un po’ stanco della sua stessa fama, ma sempre teso alla ricerca di una nuova strada. Non ha fatto in tempo ad intraprenderla, ci hanno pensato i continuatori.