La perfetta tazza di tè secondo George Orwell
Le regole d'oro dello scrittore
Il 12 gennaio 1946 George Orwell scrisse un articolo su come si prepara una buona tazza di tè per l’edizione serale del quotidiano Evening Standard:
Ecco un estratto delle sue regole d'oro:
Prima di tutto bisogna usare tè indiano o di Ceylon. Le virtù del tè cinese sono sicuramente apprezzabili oggi – è economico, si può bere senza latte – ma non sono molto stimolanti. Per esempio, non permettono di sentirsi più saggio, più coraggioso o più ottimista dopo averlo bevuto. Chiunque utilizzi la rassicurante espressione “una buona tazza di tè”, necessariamente si riferisce al tè indiano.
In secondo luogo, il tè deve essere preparato in piccole quantità, ossia in una teiera. Preparato in un vaso è generalmente senza gusto mentre in un calderone assume un sapore di grasso e risulta biancastro. La teiera deve essere di porcellana o terracotta. Le teiere d’argento producono un tè di qualità inferiore e peggio ancora quelle smaltate; sebbene stranamente, una teiera di peltro (oggigiorno una rarità) non è affatto male.
La teiera deve essere riscaldata in anticipo. Questo si può fare mettendola sul piano di cottura oppure facendogli scorrere sopra dell’acqua calda.
Il tè deve essere forte. Per una teiera che contiene un quarto, se andremo a riempirla fino al bordo, ci vorranno circa sei cucchiaini di tè. Certo, in tempi di risparmio, non è che si può fare ogni giorno, ma sono convinto che una tazza di tè forte è meglio di venti deboli. Tutti i veri appassionati del tè, preferiscono il loro tè se forte, e ancor di più con il passare del tempo – un fatto risaputo circa la quantità extra per per le persone più anziane.
Il tè deve essere messo direttamente nella teiera. Niente filtri, sacchetti di mussola o altri mezzi per imprigionare il tè. In alcuni paesi, le teiere sono dotati di piccoli retini sotto il beccuccio, per bloccare i frammenti di foglie, che si suppone siano nocive. Di fatto però si possono ingerire una buona quantità di foglie di tè senza alcun effetto e se il tè non è sufficientemente libero nella teiera l’infusione non avviene correttamente.
La teiera deve essere portata al bollitore e non il contrario. Ossia, l’acqua dovrebbe essere in ebollizione al momento dell’impatto con il tè e questo significa che deve essere tenuta sul fuoco mentre si versa. Alcune persone aggiungono che bisognerebbe usare solo acqua che è appena giunta ad ebollizione, ma in questo non vi ho mai notato alcuna differenza.
Dopo aver fatto il tè, bisogna agitarlo, o meglio, agitare bene la teiera e successivamente lasciare che le foglie si depositino.
Bisogna bere il tè in una tazza per la colazione, ossia in una tazza cilindrica e non nel tipo piatto e poco profondo. Ne contiene di più, inoltre nel secondo tipo il tè si raffredda rapidamente, prima che uno abbia incominciato.
È meglio eliminare la crema dal latte prima di utilizzarlo per il tè. Il latte troppo cremoso da al tè un sapore stucchevole.
Bisogna prima versare il tè nella tazza. Questo è uno dei punti maggiormente controversi: infatti in ogni famiglia britannica ci sono probabilmente almeno due scuole di pensiero su questo argomento: quelli di “prima-il-latte” possono avere valide argomentazioni, ma confermo che la mia posizione è senza risposta. Questo perché mettendo prima il tè e agitando mentre si versa, si può regolare esattamente la quantità di latte, mentre è possibile mettere troppo latte se uno fa il contrario.
Infine, il tè deve essere bevuto senza zucchero – a meno che non si beva nello stile russo. So bene che sono in minoranza su questo. Tuttavia, come puoi essere un vero amante del tè se ne distruggi il sapore aggiungendovi lo zucchero? Sarebbe come metterci il sale o il pepe. Il tè deve essere amaro, così come la birra deve esserlo. Se si addolcisci, non stai più assaggiando il tè, ma semplicemente lo zucchero; potremmo allora realizzare un drink molto simile, sciogliendo lo zucchero in semplice acqua calda. Alcune persone diranno che non amano il tè per quello che è, ma lo bevono per riscaldarsi e svegliarsi e che lo zucchero serve per cambiargli il sapore. A queste persone senza buon senso direi: provate a bere il tè senza zucchero, ad esempio, per quindici giorni e sarà molto difficile tornare indietro, zuccherandolo di nuovo.
George Orwell è lo pseudonimo dello scrittore inglese Eric Blair (nato a Motihari, Bengala il 25 giugno 1903). Dopo aver compiuto gli studi in Inghilterra, torna in India e per cinque anni lavora nella polizia imperiale indiana in Birmania. Su questo soggiorno è basato il suo primo romanzo Giorni birmani (1934). Tornato in Europa, vive tra Parigi e Londra, facendo vari mestieri: le esperienze di questo periodo sono descritte in Senza un soldo a Parigi e a Londra (1933). Stabilitosi a Londra, scrive La figlia del reverendo (1934), Fiorirà l’aspidistra (1936), La strada di Wigan Pier (1937). Partecipa alla guerra civile spagnola e resta ferito: di qui nasce Omaggio alla Catalogna (1938), cui seguono una serie di saggi. La fattoria degli animali (1946) consacra la sua fama in Europa e in America. Il suo ultimo romanzo è 1984 (1949).
Una tazza di tè forte è meglio di venti leggere. Al vero amante del tè non piace solo il tè forte, ma un po' più forte ogni anno che passa - George Orwell
Ecco un estratto delle sue regole d'oro:
Prima di tutto bisogna usare tè indiano o di Ceylon. Le virtù del tè cinese sono sicuramente apprezzabili oggi – è economico, si può bere senza latte – ma non sono molto stimolanti. Per esempio, non permettono di sentirsi più saggio, più coraggioso o più ottimista dopo averlo bevuto. Chiunque utilizzi la rassicurante espressione “una buona tazza di tè”, necessariamente si riferisce al tè indiano.
In secondo luogo, il tè deve essere preparato in piccole quantità, ossia in una teiera. Preparato in un vaso è generalmente senza gusto mentre in un calderone assume un sapore di grasso e risulta biancastro. La teiera deve essere di porcellana o terracotta. Le teiere d’argento producono un tè di qualità inferiore e peggio ancora quelle smaltate; sebbene stranamente, una teiera di peltro (oggigiorno una rarità) non è affatto male.
La teiera deve essere riscaldata in anticipo. Questo si può fare mettendola sul piano di cottura oppure facendogli scorrere sopra dell’acqua calda.
Il tè deve essere forte. Per una teiera che contiene un quarto, se andremo a riempirla fino al bordo, ci vorranno circa sei cucchiaini di tè. Certo, in tempi di risparmio, non è che si può fare ogni giorno, ma sono convinto che una tazza di tè forte è meglio di venti deboli. Tutti i veri appassionati del tè, preferiscono il loro tè se forte, e ancor di più con il passare del tempo – un fatto risaputo circa la quantità extra per per le persone più anziane.
Il tè deve essere messo direttamente nella teiera. Niente filtri, sacchetti di mussola o altri mezzi per imprigionare il tè. In alcuni paesi, le teiere sono dotati di piccoli retini sotto il beccuccio, per bloccare i frammenti di foglie, che si suppone siano nocive. Di fatto però si possono ingerire una buona quantità di foglie di tè senza alcun effetto e se il tè non è sufficientemente libero nella teiera l’infusione non avviene correttamente.
La teiera deve essere portata al bollitore e non il contrario. Ossia, l’acqua dovrebbe essere in ebollizione al momento dell’impatto con il tè e questo significa che deve essere tenuta sul fuoco mentre si versa. Alcune persone aggiungono che bisognerebbe usare solo acqua che è appena giunta ad ebollizione, ma in questo non vi ho mai notato alcuna differenza.
Dopo aver fatto il tè, bisogna agitarlo, o meglio, agitare bene la teiera e successivamente lasciare che le foglie si depositino.
Bisogna bere il tè in una tazza per la colazione, ossia in una tazza cilindrica e non nel tipo piatto e poco profondo. Ne contiene di più, inoltre nel secondo tipo il tè si raffredda rapidamente, prima che uno abbia incominciato.
È meglio eliminare la crema dal latte prima di utilizzarlo per il tè. Il latte troppo cremoso da al tè un sapore stucchevole.
Bisogna prima versare il tè nella tazza. Questo è uno dei punti maggiormente controversi: infatti in ogni famiglia britannica ci sono probabilmente almeno due scuole di pensiero su questo argomento: quelli di “prima-il-latte” possono avere valide argomentazioni, ma confermo che la mia posizione è senza risposta. Questo perché mettendo prima il tè e agitando mentre si versa, si può regolare esattamente la quantità di latte, mentre è possibile mettere troppo latte se uno fa il contrario.
Infine, il tè deve essere bevuto senza zucchero – a meno che non si beva nello stile russo. So bene che sono in minoranza su questo. Tuttavia, come puoi essere un vero amante del tè se ne distruggi il sapore aggiungendovi lo zucchero? Sarebbe come metterci il sale o il pepe. Il tè deve essere amaro, così come la birra deve esserlo. Se si addolcisci, non stai più assaggiando il tè, ma semplicemente lo zucchero; potremmo allora realizzare un drink molto simile, sciogliendo lo zucchero in semplice acqua calda. Alcune persone diranno che non amano il tè per quello che è, ma lo bevono per riscaldarsi e svegliarsi e che lo zucchero serve per cambiargli il sapore. A queste persone senza buon senso direi: provate a bere il tè senza zucchero, ad esempio, per quindici giorni e sarà molto difficile tornare indietro, zuccherandolo di nuovo.
George Orwell è lo pseudonimo dello scrittore inglese Eric Blair (nato a Motihari, Bengala il 25 giugno 1903). Dopo aver compiuto gli studi in Inghilterra, torna in India e per cinque anni lavora nella polizia imperiale indiana in Birmania. Su questo soggiorno è basato il suo primo romanzo Giorni birmani (1934). Tornato in Europa, vive tra Parigi e Londra, facendo vari mestieri: le esperienze di questo periodo sono descritte in Senza un soldo a Parigi e a Londra (1933). Stabilitosi a Londra, scrive La figlia del reverendo (1934), Fiorirà l’aspidistra (1936), La strada di Wigan Pier (1937). Partecipa alla guerra civile spagnola e resta ferito: di qui nasce Omaggio alla Catalogna (1938), cui seguono una serie di saggi. La fattoria degli animali (1946) consacra la sua fama in Europa e in America. Il suo ultimo romanzo è 1984 (1949).