Assaf Gavron, Le diciotto frustate
Tel Aviv oggi e ai tempi del Mandato britannico
L’amicizia tra un tassista di Tel Aviv e una vecchia signora che lo assolda per andare con lui tutti giorni al cimitero porta alla luce un episodio storico emblematico dei contrasti tra inglesi ed ebrei all’epoca del Mandato britannico. In Le diciotto frustate (tradotto da Shira Katz con la revisione di Shulim Vogelman e pubblicato da Giuntina), Assaf Gavron racconta di Eitan, che è arrivato alla guida del taxi dopo aver studiato all’università, aver lavorato ed essere rimasto disoccupato e di Lottie, che vive in una casa di riposo per anziani. Lottie piange la morte del suo amato, è convinta che sia stato vittima di un omicidio e teme di fare la stessa fine; Eitan che è stato anche investigatore privato per un certo periodo insieme al suo amico Bart, s’imbarca con questo in intricate indagini. All’origine di tutto la relazione che Lottie e la sua amica Rutie avevano stabilito appena ventenni con due britannici, Edward e James, e le frustate ricevute dai due giovani da parte della Resistenza ebraica che voleva vendicare un eguale torto subito da parte degli inglesi. Un vivace ritratto della Tel Aviv degli anni quaranta e di quella di oggi, dove non sembra esserci spazio per un quarantenne romantico in attesa del grande amore, ma non indifferente alle emozioni che può riservare un’avventura occasionale.
Assaf Gavron è nato nel 1968. Ha pubblicato sette romanzi. I suoi libri sono tradotti in numerose lingue e acclamati da pubblico e critica. È il traduttore in ebraico di Philip Roth, Jonathan Safran Foer e altri importanti scrittori di lingua inglese. È anche capitano della squadra di calcio degli scrittori israeliani e canta nel gruppo rock The Mouth and Foot. Dopo aver abitato a Londra, Vancouver e Berlino oggi vive Tel Aviv. Di lui la Giuntina ha pubblicato Idromania, La collina, Le diciotto frustate.Cosa voglio? Mi chiesi di nuovo. Lei, mi risposi. Volevo lei, ma come si fa a non volerla una ragazza così? Ma era amore? E quel pensiero mi fece capire una cosa: non mi innamoravo da molto, troppo tempo, e questo mi mancava. Lo cercavo, lo desideravo. Come in Lottie e Eddie, l’amore era rimasto annidato dentro di me a lungo, sopito in un angolo del cuore e ora si stava risvegliando… Come aveva detto Lotte, i momenti in cui l’amore brilla sono quelli per cui viviamo. E possiamo solo essere grati se si presentano e non brontolare quando non..