L'Infinito di Leopardi secondo Edoardo Sanguineti

La poetica dell'indefinito

Giacomo Leopardi ha nei confronti del mondo borghese la stessa ostilità che aveva suo padre Monaldo. Il poeta passa dal pessimismo storico a un pessimismo cosmico e radicale: così Edoardo Sanguineti nel programma televisivo La letteratura italiana. Con il trionfo del vero la possibilità di coltivare un’immagine positiva della natura si estingue: alla luce del trionfo della verità e della ragione la nostalgia verso la natura benigna diventa impraticabile. Tutta la poetica leopardiana parte dal problema se la poesia sia ancora possibile: la risposta leopardiana è che la poesia è possibile solo se è poetica dell’indefinito.

Se pensiamo all’Infinito leopardiano vediamo che il tema che Leopardi affronta è appunto quello dell’infinito che per Leopardi è  fondato sull’emozione dell’indefinito.

Edoardo Sanguineti nasce a Genova il 9 dicembre 1930. Insegna letteratura italiana nelle università di Torino e Salerno, e dal 1974 al 2000 nell'università di Genova di cui è professore emerito. Dal 1979 al 1983 è deputato. Esponente di spicco della neoavanguardia, è tra i fondatori del Gruppo 63. Risalgono a questo periodo opere sperimentali come le poesie di Laborintus (1956), Erotopaegnia (1960), Purgatorio de l'Inferno (1963), T.A.T. (1968), i romanzi Capriccio italiano (1963), Il giuoco dell'oca (1967), Il giuoco del Satyricon (1970), l'antologia Poesia del Novecento (1969). In seguito ha affiancato alla ricerca poetica la produzione giornalistica. Della sua opera di studioso sono anche da ricordare Interpretazione di Malebolge (1961), la monografia su Alberto Moravia (1962), Il realismo di Dante (1966) e La missione del critico (1987), Dante reazionario (1992), Il chierico organico (2000). È stato anche autore di testi teatrali e di libretti musicati da Luciano Berio. Muore a Genova il 18 maggio 2010.