Addio a Per Olov Enquist

Addio a Per Olov Enquist

La coscienza critica della società scandinava

Addio a Per Olov Enquist
L'autore e drammaturgo svedese Per Olov Enquist è morto sabato 25 aprile dopo una lunga malattia. Aveva problemi cardiaci, nel 2016 era stato colpito da un ictus. Autore di una ventina tra romanzi e raccolte di saggi, 9 drammi e 5 sceneggiature cinematografiche, le sue opere sono tradotte all’estero in oltre ventitré lingue e hanno ottenuto numerosi premi e prestigiosi riconoscimenti internazionali. Tra i suoi titoli più importanti in Italia: Il medico di Corte, Il libro di Blanche e Marie, La partenza dei musicanti, Processo a Hamsun, oltre all’autobiografico Un’altra vita. Considerato la coscienza critica della società scandinava, oltre che un grande innovatore nel panorama letterario nordico, è stato narratore, drammaturgo, sceneggiatore televisivo, giornalista e cronista sportivo. Al centro della sua scrittura c'è la costante volontà di capire i meccanismi politici e umani che regolano la società, di smantellare miti iconografici, riesaminare episodi dimenticati e controversi della storia passata per porre i suoi interrogativi morali ed esistenziali sul presente. È stato membro del Consiglio Culturale Svedese, della Commissione Radiofonica Svedese, attivo nel sindacato della Lega degli Scrittori, impegnato politicamente nella sinistra svedese.

In Italia sono pubblicati finora dieci suoi titoli. Il romanzo August Strindberg: una vita (Iperborea 1988), versione narrativa della precedente sceneggiatura per una biografia televisiva del più grande drammaturgo svedese, di cui esplora senza timori reverenziali la controversa quanto affascinante personalità e soprattutto il suo rapporto con le mogli; il dramma I serpenti della pioggia, (Marietti 1991), dove il suo occhio critico si rivolge a un altro delle colonne portanti della cultura scandinava, Hans Christian Andersen; il romanzo La partenza dei musicanti, (Iperborea 1992), racconta la nascita del movimento operaio nella Svezia settentrionale rigidamente religiosa e conservatrice dei primi anni del secolo, quando la fame costrinse uno svedese su sette all’emigrazione; Processo a Hamsun, (Iperborea, 1996), basato sul fondamentale libro-documentario Processo a Hamsun del danese Thorkild Hansen (1978), che ricostruisce le fasi del processo che portò alla condanna del celebre scrittore norvegese Knut Hamsun, Premio Nobel nel 1920, come simpatizzante del nazismo e che suscitò una violenta polemica nei paesi scandinavi, il volume è la sceneggiatura dell’omonimo film del regista svedese Jan Thorell, con Max von Sidow. Ma il romanzo che ha portato Enquist nella lista dei best-seller, e gli è valso il maggior numero di premi e riconoscimenti non solo in Svezia, ma anche all’estero, Italia compresa (con oltre 30.000 copie vendute), è Il medico di Corte, che racconta il primo grande tentativo di una trasformazione illuminista in Europa trent’anni prima della rivoluzione francese, nella Danimarca di Cristiano VII, ad opera del giovane medico tedesco Struensee, esplorando il tema del potere, del dilemma dell’intellettuale davanti ai meccanismi e ai giochi della politica, della libertà individuale e dell’ostinato combattere per ideali che sopravvivono a ogni sconfitta: una storia d’amore che svela una pagina poco nota, quanto emblematica, della storia europea, con grandi personaggi resi magistralmente intensi da un Enquist in stato di grazia. Tra i numerosi premi il Prix Médicis come Miglior libro straniero in Francia, in Italia ha ricevuto il Premio SuperFlaiano e il Mondello. I romanzi più esaltati dalla critica: Il viaggio di Lewi (Iperborea, 2004); La biblioteca del capitano Nemo (Giano 2004); Il libro di Blanche e Marie (Iperborea, 2006), Premio Napoli 2007; Il libro delle parabole (Iperborea, 2014). E infine la sua famosa autobiografia in forma di romanzo Un’altra vita (Iperborea 2010), che ha ottenuto prestigioso Premio August in Svezia.

Emilia Lodigiani lo ricorda così:

È stato il primo autore che ho incontrato di persona l’anno stesso della nascita di Iperborea, nel lontano 1987 quando avevo appena deciso di pubblicarlo, in una serata a Parigi, dove mi aveva subito colpito per quella sua profondità ed essenzialità che riusciva a comunicare quasi anche solo con la sua presenza fisica. E l’incontro con lui negli anni è sempre rimasto l’appuntamento con una persona speciale, non solo uno dei grandi scrittori europei che eravamo orgogliosi di pubblicare, ma per me era come l’incarnazione di tutto quello che mi ha sempre affascinato nel mondo nordico. Ho assistito al passaggio dai periodi più bui della sua vita a quelli sicuramente più felici, dopo l’incontro con Gunilla, e la ripresa della sua creatività dopo una lunga crisi. Ma tra i vari momenti passati insieme, vorrei ricordare uno degli eventi più emblematici, l’incontro con i carcerati di Poggioreale nel 2007, che erano tra i gruppi di lettura che gli hanno attribuito il Premio Napoli: la commozione delle loro domande che dopo un po’ non vertevano più sul libro e sull’autore, ma su loro stessi, i loro drammi e i loro problemi, con quella speranza che chi aveva scritto un libro del genere potesse risolvere anche i problemi della loro vita. Non è quello che nel profondo cerchiamo tutti nei grandi scrittori? E ricordo la commozione di Enquist che l’aveva trovato uno dei momenti più forti e intensi della sua vita pubblica. Lo ricordo così: come un faro. E, come mi ha scritto oggi il nostro autore islandese Jón Kalman Stefánsson: Enquist se n’è andato. Abbiamo bisogno di più luce…

Per Olov Enquist nasce nel 1934 nel Västerbotten, nell’estremo nord della Svezia. Nel 1961 pubblica il suo primo romanzo, Kristallögat (L’occhio di cristallo), seguito tre anni dopo da Magnetisörens femte vinter (Il quinto inverno del magnetizzatore), liberamente ispirato alla figura del medico ipnotista Franz Anton Mesmer, le cui teorie visionarie ebbero grande risonanza nell’Ottocento. Il vero successo arriva però nel 1968 con Legionärerna (I legionari), un libro sull’estradizione dei baltici nel 1946, da cui in seguito è stato tratto un film. Enquist è stato anche un drammaturgo di grande successo fin dalla sua prima opera teatrale, Tribadernas natt (La notte delle Tribadi), del 1975, tradotto in venti lingue e rappresentato nei teatri di tutto il mondo, che debuttò allo storico teatro Dramaten di Stoccolma, e che tratta del difficile rapporto tra August Strindberg e la prima moglie Siri von Essen. Il suo ultimo dramma Creatori di immagini è stato rappresentato anche al Piccolo Teatro di Milano con la regia di Bergman.

Foto Magnus Liam Karlsson

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