Suad Amiry, Storia di un abito inglese e di una mucca ebrea

La fine del Mandato britannico vista da Giaffa

Il protagonista di Storia di un abito inglese e di una mucca ebrea (tradotto da Sonia Folin per Mondadori) di Suad Amiry è un quindicenne di nome Subhi, che fa il meccanico a Giaffa. Nonostante la sua giovane età, è considerato il più bravo dei dintorni e a lui viene affidato il compito di aggiustare la pompa dell’agrumeto entrata in blocco. Entusiasta della sua abilità, il ricco commerciante di arance gli fa fare un vestito su misura con un pregiato taglio di stoffa inglese. Mentre Subhi è al settimo cielo per il suo nuovo capo di abbigliamento, che non vede l’ora di sfoggiare davanti alla sua amata Shams, intorno a lui infuria la bufera politica. Siamo nel 1947 in Palestina e gli inglesi stanno per chiudere l’epoca del Mandato, mentre da ogni parte confluiscono sionisti decisi a impossessarsi della terra abitata dagli arabi. A partire dalle tribolazioni di Subhi e di Shams, separati per sempre dalla cacciata degli abitanti di Giaffa dalle loro case, Amiry descrive e denuncia il massacro di un popolo privato dei propri diritti. (La mucca del titolo è quella che viene macellata per fame dal padre di Shmas e siccome questa mucca apparteneva ad ebrei il suo destino è segnato.) Suad Amiry ha partecipato a Festivaletteratura di Mantova 2020. Qui è stata girata questa intervista.

Um Ibrahim continuava a urlare, anche se ormai i singhiozzi quasi si mangiavano le parole: «Non vi è bastato uccidere mio marito e mio figlio Ali? Adesso prendete anche Ibrahim... Ma di cosa siamo colpevoli? Di aver avuto fame? Di aver dato da mangiare ai nostri figli?».
Non le era rimasto che un filo di voce:
«Maledetta la vostra mucca ebrea! Se ci punite per aver rubato una mucca, cosa vi meritate voi per aver rubato una nazione intera?»



Suad Amiry è cresciuta tra Amman, Damasco, Beirut e Il Cairo, ha studiato architettura all'American University di Beirut e all'Università del Michigan, specializzandosi infine a Edimburgo. Nel 1981 si trasferisce a Ramallah, nel cuore dei Territori occupati, dove vive tuttora. Collabora da anni con la Birzeit University ed è fondatrice e direttrice del Riwaq Center for Architectural Conservation di Ramallah, nato per salvaguardare e catalogare il patrimonio artistico della Palestina, preservandone le tradizioni e la memoria. Già membro della delegazione palestinese per la pace a Washington D.C. dal 1991 al '93, ha scritto e curato numerosi volumi sui differenti aspetti dell'architettura mediorientale ed è nota in tutto il mondo grazie ai suoi scritti di denuncia (Sharon e mia suocera, Se questa è vita) contro i diritti negati e le dignità calpestate a danno del suo popolo. Tra i suoi romanzi più recenti: Golda ha dormito qui (2013) e Storia di un abito inglese e di una mucca ebrea (2020).