Alessandro Gazoia, Tredici lune

La pandemia vista da un editor

Raccontare la pandemia dal punto di vista di un editor, che lavora da casa cercando di tenere a bada gli scrittori sempre più inquieti: Tredici lune (nottetempo) di Alessandro Gazoia sceglie un’angolatura particolare per descrivere il mondo capovolto in cui ci siamo trovati a vivere durante il primo lockdown della Storia. Il protagonista, che ha il nome dell’autore e fa il suo mestiere, vive in una città di provincia e ha una fidanzata, Elsa, che, dopo una breve visita, riparte per Napoli per stare accanto ai suoi genitori. Lui lavora sui libri, va a fare la spesa per sé e per sua madre, incontra i vicini, si cuce mascherine, s’infligge il più drammatico dei film di Fassbinder, s’interroga sulla possibilità che Elsa lo tradisca con l’editore per cui fa la ghostwriter. La narrazione in prima persona lascia spazio a dodici Microdemie, dove lo sguardo si allarga a personaggi vari, anche loro alle prese con la realtà mutata dal virus in una tragicommedia dalla quale nessuno si salva.
 

Per me un libro è una cospirazione. All’inizio parte da una sola persona, è una cospirazione solitaria poi, questo poi può significare un paio di giorni o molti anni, si allarga a due persone, a un altro che ci crede e lo sostiene, quindi continua a crescere e nei sogni di ogni editoriale arriva a crescere esponenzialmente quando il libro è ormai in libreria e ogni lettore lo consiglia a due amici, “infettandoli” (quando suona forzata questa metafora adesso, senza accorgermene ho messo le virgolette).


Alessandro Gazoia ha pubblicato per minimum fax Come finisce il libro (2014) e Senza filtro (2016); ha curato inoltre, con Christian Raimo, l’antologia L’età della febbre (2015). Nel 2018 ha pubblicato Giusto terrore per il Saggiatore. Tredici lune è il suo primo romanzo.