Le parole di Dante: Cricchi secondo Paolo D'Achille

In collaborazione con l'Accademia della Crusca

In occasione dei settecento anni dalla morte di Dante Alighieri, l'Accademia della Crusca ha lanciato l'iniziativa di pubblicare ogni giorno una scheda dedicata a un termine preso dalla sua opera: affacci essenziali sul lessico e sullo stile del poeta, con brevi note di accompagnamento. "La parola di Dante fresca di giornata" è un'occasione per ricordare, rileggere, ma anche scoprire e approfondire la grande eredità linguistica lasciata da Dante. 

http://www.vocabolariodantesco.it/ 

 In collaborazione con l'Accademia, Rai Cultura ha scelto una serie di termini ed espressioni della Divina Commedia particolarmente rappresentativi del mondo poetico di Dante e li ha fatti commentare ad Accademici della Crusca, accompagnando i video con letture dantesche d'eccezione: quelle di Giorgio Albertazzi per l'Inferno, di Giancarlo Sbragia per il Purgatorio e di Enrico Maria Salerno per il Paradiso. 

Paolo D’Achille: Cricchi, Inferno XXXII, 30. Legge Giorgio Albertazzi. 

Non fece al corso suo sì grosso velo 
di verno la Danòia in Osterlicchi, 
né Tanai là sotto ’l freddo cielo,                                     

com’era quivi; che se Tambernicchi 
vi fosse sù caduto, o Pietrapana, 
non avria pur da l’orlo fatto cricchi.       


Paolo D’Achille insegna Linguistica Italiana presso l’Università Roma Tre. Dal 2013 è Socio ordinario dell’Accademia della Crusca, dal 2015 direttore della rivista «La Crusca per voi», dal 2017 membro del Consiglio Direttivo. La sua produzione scientifica comprende studi sulla storia della lingua italiana (con particolare riferimento alla sintassi, al lessico, al parlato in diacronia), sull'italiano di oggi e sul romanesco antico e moderno. Tra i suoi libri: Parole nuove e datate (Franco Cesati, 2012), Parole: al muro e in scena (Franco Cesati 2013); Breve grammatica storica dell’italiano (Carocci, 2019); L’italiano contemporaneo (il Mulino, 2019). Dirige, insieme a Claudio Giovanardi, il Vocabolario del romanesco contemporaneo.