Daniele Petruccioli, La casa delle madri

La permanenza della memoria

Elia e Ernesto sono gemelli, il secondo è nato con una grave lesione cerebrale, forse a causa dell’uso del forcipe da parte del ginecologo. Vivono con la madre, Sarabanda, nella grande casa che era del nonno notaio, dopo il divorzio tra i loro genitori che si sono sposati presto e non sono riusciti a restare insieme. È proprio questa casa, insieme all’altra vicino al mare in cui i due andavano da bambini in vacanza, ad emergere in primo piano nel romanzo di Daniele Petruccioli, La casa delle madri, pubblicata da Terrarossa edizioni. Petruccioli descrive l’appartamento e la villetta nel momento in cui vengono smantellate e ristrutturate dai nuovi proprietari e spostandosi indietro nel tempo ricostruisce i momenti nodali della famiglia al centro della sua narrazione. Si parte dalla festa di compleanno dei figli organizzata da Sarabanda, poco dopo il trasferimento seguito alla morte del padre, e pian piano emergono tutte le contraddizioni di un nucleo familiare minato dallo squilibrio tra i gemelli, dal disperato tentativo della madre di sanare la differenza tra i due, e dalla gelosia e incomprensione che si fanno strada tra loro. Una storia di mancati incontri in cui ogni lettore può trovare una parte di sé.
 

La casa non si appartiene, né appartiene a chi l’ha  costruita  intorno a  sé; appartiene, come sempre, in parte alle memorie che la  abitano (anche inconsapevolmente, da  chi ci vive in  carne  e  ossa),  in  parte  alle  esperienze  che  la   abiteranno  (e  di  cui  gli  spazi  –  segretamente  –  recano  già   le  tracce).  


Daniele Petruccioli è nato nel 1970 a Roma. In passato si è occupato di teatro, ma da anni lavora prevalentemente come traduttore. Ha pubblicato i saggi Falsi d’Autore. Guida pratica per orientarsi nel mondo dei libri tradotti (Quodlibet 2014) e Le pagine nere. Appunti sulla traduzione dei romanzi (La Lepre 2017). La casa delle madri è il suo primo romanzo.