Björn Larsson, Nel nome del figlio

Vivere senza radici

Un bambino di sette anni e mezzo rifiuta di salire in barca con il padre per una gita sul lago e scopre in piena notte di essersi salvato perché l’imbarcazione è affondata con i suoi otto passeggeri: Nel nome del figlio di Björn Larsson  (tradotto da Alessandra Scali per Iperborea) è un romanzo che ruota intorno a questo episodio che ha segnato per sempre lo scrittore (è lui quel figlio e così si definisce per tutta la durata del libro, come a convincersi di esserlo stato un figlio, mentre rivela come era labile il legame che aveva con l’uomo scomparso a soli ventisette anni). È un racconto fatto di domande Nel nome del figlio: come andarono davvero i fatti quel giorno? Il padre, che era un esperto nuotatore, morì per salvare i due bambini che erano a bordo, oppure no? Come è possibile avere così pochi ricordi del proprio padre e per di più spiacevoli (come la rottura del salvadanaio per comparsi l’acquavite)? Davvero quando seppe che il padre era morto provò sollievo, come disse a un compagno di scuola, scandalizzando sua madre? Che cosa ha preso da lui (l’amore per la geologia, per le immersioni subacquee, la sete di libertà o queste sono caratteristiche proprie indipendenti dai geni)? Perché in casa sua non si parlava mai dei morti (non lo faceva la madre, non lo facevano i nonni)? La famiglia viene prima degli amici? Larsson sceglie di affrontare pubblicamente i suoi demoni: la letteratura aiuta non solo chi scrive, ma anche chi legge a fare i conti con il dolore o con l'assenza di dolore.

Sarà diventato uno scrittore per essere visto, apprezzato e amato, come tanti altri prima di lui? Per vincere la sua, di solitudine, e non la solitudine “che ci è comune a tutti”, per usare le parole di Simone de Beauvoir? Anche lui, come Perec, ha scritto di suo padre per riempire il vuole che gli ha lasciato? È difficile rispondere. E facile non lo sarebbe per nessuno. Dai lettori si possono ricevere stima e ammirazione, che in effetti non sono mancate, ma non amore o amicizia, di certo non l’amore e l’amicizia che contano. Questi vanno cercati altrove.


Björn Larsson, nato a Jönköping nel 1953, è docente di letteratura francese all'Università di Lund, filologo, traduttore, scrittore e appassionato velista. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui il Premio Grinzane Biamonti, Premio Elsa Morante, Premio internazionale cultura del mare, Premio Boccaccio Europa e il prestigioso Prix Médicis in Francia. Tra i suoi titoli di maggior successo, tutti pubblicati in Italia da Iperborea, La vera storia del pirata Long John Silver, Il Cerchio Celtico, Il porto dei sogni incrociati, I poeti morti non scrivono gialli e L'ultima avventura del pirata Long John Silver.