Mariano Sabatini, Scrivere è l'infinito

Metodi, rituali, manie dei grandi narratori

Scoprire come lavorano i narratori che ce l’hanno fatta: questo l’intento del libro di Mariano Sabatini, Scrivere è l’infinito, Metodi, rituali, manie dei grandi narratori, edito da Vallecchi. Sabatini ha intervistato un gran numero di scrittori, italiani e non. Ha chiesto loro quando scrivono (mattina, sera, notte), dove scrivono (sempre nella stessa stanza, in giro, nei bar, nei treni), se ascoltano musica scrivendo e che tipo di musica, se la pagina bianca li spaventa e in quel caso cosa fanno per farsi passare la paura, come preparano un romanzo, come scelgono l’incipit e il titolo, quando capiscono di essere arrivati al termine dell’impresa, come lavorano sulla lingua e sullo stile, che rapporto hanno con l’editing e la correzione di bozze, come hanno reagito ad eventuali rifiuti editoriali. Ne viene fuori una sorta di manuale di scrittura a più voci, che rispecchia tanti modi per accostarsi a un mestiere fatto di creatività, ma soprattutto di disciplina, rigore, fatica. E, non lo si ricorda mai abbastanza, di amore per la lettura e di conoscenza diretta dei classici.

Scrive solo chi sa voler bene ai suoi personaggi e alle sue storie, quindi ai lettori. Chi è capace di empatia, chi sa difendere il proprio progetto dagli scetticismi e dalle intrusioni e portarlo a termine nel tempo necessario. Magari un anno, due, tre, dieci. La narrativa ha i propri tempi. L’editoria ha i suoi tempi.

Mariano Sabatini (Roma, 1971), giornalista, scrive per quotidiani, periodici e web. In passato è stato autore di programmi per la Rai, Tmc e altri network nazionali, ha condotto rubriche in radio. Ha scritto diversi libri. L’inganno dell’ippocastano (Salani, 2016), il suo primo romanzo, ha vinto il premio Flaiano e il premio Romiti Opera prima 2017. A questo ha fatto seguito Primo venne Caino (Salani 2018) sempre con Malinverno protagonista.