Sandro Bonvissuto: Un'isola di Giorgio Amendola

Costruire il domani

I due libri a cui Giorgio Amendola ha affidato la sua biografia sono Una scelta di vita e Un’isola. Quest’ultimo, uscito nel 1980, torna da minimum fax con una postfazione di Sandro Bonvissuto. La storia dell’incontro a Parigi con Germaine, che diventerà la sua amatissima moglie, e del confino di quattro anni a Ponza, passato in parte in sua compagnia, s’intreccia con le vicende dell’Italia degli anni trenta. Figlio di Giovanni Amendola, deputato di Democrazia liberale che muore nel 1926 per i postumi dei pestaggi delle squadracce, Giorgio combatte per essere uno tra i tanti, per non avere trattamenti privilegiati. Nel libro hanno largo spazio le traversie degli esuli italiani a Parigi, le amicizie e gli scontri politici, i periodi di carceramento a Regina Coeli (sfruttati per leggere Il Capitale di Marx ma anche i Promessi Sposi e la Divina Commedia) e a Poggioreale. A distanza di quarant’anni dalla sua pubblicazione, Un’isola resta un bellissimo e antiretorico racconto della “vita come dovrebbe essere, dominata solo dal pensiero e dalla relativa azione” (Bonvissuto).

Avevo compreso che, anche di fronte ai compagni operai, pur accettando tutte le lezioni di proletarizzazione, dovevo dimostrare di avere carattere. Mi accorsi che per conquistare la stima dei compagni operai era necessaria non un’accettazione passiva e timida della disciplina, ma una partecipazione critica e combattiva alla vita della collettività, come quella data, appunto, dai compagni operai, tutti, più o meno forti caratteri, non facilmente arrendevoli. Respingevo sfottente di essere un piccolo borghese. ‘Altro che piccolo sono un grosso borghese, casomai’, dicevo, alludendo al mio fisico.


Sandro Bonvissuto è nato nel 1970, fa il cameriere in un'osteria romana ed è laureato in filosofia. Per Einaudi ha pubblicato Dentro (2012), è fra gli autori di Scena padre (2013) e La gioia fa parecchio rumore (2020).