Michela Marzano, Stirpe e vergogna

Il fascismo del nonno

La scoperta che tra i nomi del proprio padre c’era un Benito, scatena in Michela Marzano la necessità di guardare al passato familiare. Stirpe e vergogna (pubblicato da Rizzoli) è un romanzo sul nonno, Arturo Marzano, magistrato, ma, come emerge da carte dimenticate, anche fascista della prima ora (la sua iscrizione al partito nazionale fascista risale al maggio 1919). Il libro s’incentra sulla storia di quest'uomo, nato vicino Lecce nel 1897, sottotenente sul Carso nel 1917, pretore a San Nicandro del Gargano nel 1924, commendatore nel 1937, dispensato dal servizio nel 1944, tornato in magistratura nel 1949 e deputato nelle file del MSI nel 1953. Marzano racconta la parabola umana e sentimentale di Arturo (il matrimonio con Rosa da cui nascono due figli, l’adulterio con Bice) e insieme ricostruisce il proprio disagio  nei confronti dell’atmosfera nella famiglia in cui è cresciuta, gli scontri con il padre, la sofferenza per il disprezzo da questo ostentato nei confronti della madre e del fratello. Il fascismo sepolto sotto la cenere della vergogna riaffiora nei comportamenti, nelle relazioni, e l'unico antidoto è disseppelirlo, osservarlo per quello che è stato.

Quando non lo si rielabora, il passato ci agisce. Se non si decide di farci i conti, lo si tramanda di generazione in generazione. Quando ci si illude di averlo rimosso, riaffiora. E prima o poi c’è chi, il conto, deve pagarlo. 

Michela Marzano è nata a Roma nel 1970. Scrittrice, filosofa, editorialista della Repubblica e della Stampa. Ha pubblicato, tra gli altri, Volevo essere una farfalla (2011), L’amore è tutto: è tutto ciò che so dell’amore (Premio Bancarella 2014), Papà, mamma e gender (2015), L’amore che mi resta (2017) e Idda (2019).