Giuseppe Rizzo, I fantasmi non esistono

Vite morti e miracoli che nessuno vede

Da Egbert Pascual, filippino, in Italia dal 2011, morto di Covid senza che nessuno della sua famiglia lo sappia, ad Aleksandrina, croata, condannata a un anno di carcere per un vecchio furto di spicci dalle macchinette in I fantasmi non esistono (Mondadori) Giuseppe Rizzo ricostruisce le esistenze di chi si ritrova a vivere ai margini della società per scelte sbagliate, problemi di salute ed economici. Vite che prima o poi passano tutte per il carcere: un’istituzione che punisce e incattivisce invece che riabilitare e reinserire. I carcerati sono troppi e le loro condizioni di vita quasi sempre inaccettabili; una volta fuori tornano a delinquere peggio di prima. Esistono però diverse associazioni che si occupano di chi non ha nulla, offrendo opportunità lavorative, alloggi, sostegno psicologico e Rizzo nota come spesso siano nate da persone che sono passate per esperienze estreme e ne sono uscite animate dal desiderio di aiutare gli altri. Un libro scritto sul campo, basato su un ascolto partecipe, e animato dal desiderio di evitare ogni sensazionalismo e pietismo.

Ognuna di queste storie mostra quanto sia complicato raccontare le vite degli altri, e specialmente quelle ferite o sconfitte: le vite di chi vive o ha vissuto per strada; di chi è stato in carcere o di chi ci è rimasto; di chi è nato con poco o si è ritrovato senza più niente per un crollo psichiatrico, una crisi economica, una rottura familiare. Una persona costretta a vivere ai cosiddetti margini può aprirsi e poi ripensarci; lasciare così poche tracce di sé da sottrarsi a ogni ricostruzione; essere riservata oppure nutrire diffidenza. 


 Giuseppe Rizzo è nato ad Agrigento nel 1983. Giornalista di Internazionale dal 2014, cura le inchieste e i reportage pubblicati sul sito del settimanale. Ha scritto i romanzi L’invenzione di Palermo (Perrone, 2010) e Piccola guerra lampo per radere al suolo la Sicilia (Feltrinelli, 2013). Vive a Roma.