Paola Nardi, Marianne Moore e la poesia dello spazio

Incontri con la letteratura americana II

Paola Nardi, docente di Letteratura e Cultura Anglo-Americana all’Università di Genova, intervistata da Sara Ammenti, di una delle poetesse più ammirate del panorama nord-americano, Marianne Moore, capace di imporsi all’attenzione di Pound, Eliot, Auden.

Negli anni cinquanta Moore è una poetessa sempre meno rilevante ma c'è un'ascesa del personaggio Marianne Moore. Lei è la scrittrice che scrive strane poesie su animali esotici, scrive poesie d'occasione sulla città e scrive poesie sul baseball e questo la rende popolare.

Marianne Moore (St. Louis, Missouri, 1887 – New York 1972) esordisce nel 1921 con Poems. Tra il 1925 e il 1929, dopo un primo successo ottenuto con Observations (1924), direge la rivista letteraria The Dial, divenendo uno dei protagonisti del dibattito sulla poesia modernista. La sua poesia è contrassegnata da una cifra ironica e da un linguaggio sempre più rarefatto. Tra le sue opere: The pangolin and other verse (1936); What are years (1941); Nevertheless (1944); A face (1949); Collected poems (1951 – Premio Pulitzer, National Book Award e Premio Bollingen). Ha lasciato un volume di saggi, Predilections (1955) e una traduzione di The fables of La Fontaine (1954). Il Complete poems of Marianne Moore è apparso nel 1967 (trad. it., in 2 voll., 1972-74).

 

Paola A. Nardi ha pubblicato una monografia su Marianne Moore Marianne Moore. La poesia dello spazio e un'antologia American Literature and Culture. A Selection of Texts. Ha scritto saggi su Thom Gunn, Edith Wharton, Marianne Moore, Elizabeth Bishop, Toni Morrison e gli Irish-American. Ha collaborato per diversi anni con L'Istituto di Anglistica dell'Università Cattolica di Milano e attualmente è ricercatrice presso l'università di Genova dove insegna letteratura e cultura anglo-americana.