Natalia García Freire, Questo mondo non ci appartiene

L'oppressione del maschile

In Questo mondo non ci appartiene, tradotto da Laura Dalla Vecchia per Sur, Natalia García Freire ci conduce in casa di Lucas, un ragazzino che vive con i genitori e le balie in campagna. L’arrivo di due energumenti, Felisberto e Eloy, accolti festosamente dal padre, cambia tutto: i due si impossessano degli spazi, schiavizzano le donne e rinchiudeno la madre del ragazzo in una stanza per poi farla ricoverare altrove. Anni dopo Lucas ritorna dove tutto è cominciato e il libro si articola come una lunga lettera al padre sepolto in giardino. I due invasori sono ancora lì e a Lucas concedono lo status di schiavo; lui si chiude in un suo mondo fatto di ragni amichevoli e altri insetti senza smettere di interrogarsi su quanto è accaduto. Un esordio al alto spessore metaforico, una potente riflessione sul patriarcato tossico.

Adesso lo so, ogni padre ha un dio dentro e guarda i suoi figli come statuine d’argilla, sempre incompiute, e vuole ricrearli ancora e ancora a sua immagine e somiglianza, e così facendo li condanna: lancia piaghe e diluvi e maledizioni contro di loro e poi li perdona solo per vanità. E tutti gli uomini della terra come me, non sono altro che figli d’argilla timorati e pieni di crepe che vagano per la vita ora senza un braccio, ora senza una gamba, ora deformi. Anche se nessuno può vederci.


Natalia García Freire è nata a Cuenca (Ecuador) nel 1991. Insegna scrittura creativa alla Universidad del Azuay. Suoi lavori giornalistici sono apparsi su BBC Mundo, Univisión, Letras de Ecuador. Selezionato dal New York Times fra i migliori libri dell’anno, Questo mondo non ci appartiene è il suo primo romanzo.

Si ringrazia Giulia Zavagna per la traduzione consecutiva.