Cristina Battocletti: Boris Pahor

Un testimone senza frontiere

Un racconto personalissimo e al contempo collettivo, la storia dello scrittore sloveno Boris Pahor, nato il 26 agosto 1913 e scomparso il 30 maggio 2022 a Trieste, intrecciata a più di un secolo di Storia ufficiale: torna in libreria  l’autobiografia  di un testimone straordinario del Novecento, consegnata con affetto paterno a Cristina Battocletti, che ne firma con lui la nuova edizione. Figlio di nessuno. Un’autobiografia senza frontiere, questo il titolo dell’autoritratto di Boris Pahor scritto con Cristina Battocletti e pubblicato  da La nave di Teseo,  è innanzitutto il racconto di un lungo viaggio alla ricerca della libertà e ha un forte valore testamentario per le nuove generazioni. Perseguitato negli anni del fascismo, quando gli sloveni di Trieste erano chiamati “cimici”, Pahor ha attraversato tutte le tragedie del Novecento: la discriminazione, le guerre, la deportazione, il campo di concentramento. Una vita, la sua, trascorsa ad attraversare confini fisici e spirituali, prove che non hanno scalfito la sua fiducia negli esseri umani e hanno consolidato il grande amore per la libertà. Di Boris Pahor e della sua autobiografia parla la scrittrice e giornalista Cristina Battocletti. Boris Pahor:

La prima volta che realizzai di essere libero fu a Lille. Era il primo maggio del 1945 e mi trovai a camminare per le strade della cittadina francese, abbagliato e sorpreso dalle tinte forti delle case e dei negozi. Dovevo scavare nella mia memoria per trovare un simulacro della mia vita prima del lager. Ero fuggito da Bergen-Belsen subito dopo il 15 aprile del 1945, il giorno della liberazione degli Alleati.