Gaia Manzini, A Milano con Luciano Bianciardi

Alla scoperta della città romantica

In A Milano con Luciano Bianciardi, Alla scoperta della città romantica (Giulio Perrone editore), Gaia Manzini ripercorre la storia del rapporto dello scrittore nato a Grosseto nel 1922 con la città in cui approda nel 1954 per contribuire alla nascita della casa editrice Feltrinelli. “Scrittore in tumulto”, arrabbiato, profetico, Bianciardi non si integra mai, resta straniero a Milano, che pure racconta con grande efficacia. Due sono i luoghi in cui passa molto tempo e stringe amicizie durature (come quelle con Carlo Ripa di Meana, Emilio Tadini, Mario Dondero e altri artisti): il bar Jamaica e poi il Derby, ma la sua vita milanese si svolge soprattutto nelle stanze che condivide con l'amata Maria Jatosti e in cui traduce con passione e disperazione (arrivando a un totale di 114 libri). Il suo La vita agra, pubblicato nel 1962 è un grande successo: se ne vendono ventimila copie, Lizzani ne fa un film con Ugo Tognazzi, Bianciardi viene invitato negli Stati Uniti. A quarantadue anni esce di scena, si trasferisce a Rapallo con Maria, poi non resiste, torna a Milano e, dopo un periodo difficile di depressione e bevute, muore.

È un romantico, Bianciardi, come quello della canzone dei Baustelle (Un romantico a Milano) che gli è stata dedicata da Francesco Bianconi. Uno che vuole scappare, ma non ci riesce; uno che ha la febbre a trentanove, ma va comunque fuori a bere, ad anestetizzare il dolore; uno che detesta l’ipocrisia di questa città, il suo perbenismo culturale; uno che ama tutti, che è pronto a un abbraccio, ma li odia anche con la stessa intensità, perché sa che non ci sarà mai uno scambio vero, un’appartenenza duratura.

Gaia Manzini è nata a Milano. Ha scritto Nudo di famiglia (Fandango, 2009, finalista Premio Chiara), La scomparsa di Lauren Armstrong (Fandango, 2012), Ultima la luce (Mondadori, 2017) e Nessuna parola dice di noi (Bompiani, 2021). Collabora con Il Foglio e L’Espresso.