Natàlia Romaní, Il tempo della nostalgia

Le ferite della memoria

Il romanzo Il tempo della nostalgia di Natàlia Romaní, pubblicato da Salani nella traduzione di Sara Cavarero, si apre su un aereo per New York, dove una scrittrice di nome  Natàlia Romaní, incontra un giovane neuropsichiatra, Michel Roux, seduto accanto a lei. Chiacchierando, lui finisce per offrirle il lavoro di scrivere lettere a Laura, la figlia di una sua paziente, fingendo di esserne la madre (scopo di questa azione, si scoprirà nel corso della lettura, è sbloccare la donna dal dolore che si porta dentro per la sua infanzia devastata dalla crudeltà materna). L’azione si sposta poi alla Pembroke, l’università in cui una studentessa, Sarah Greenfield, conosce il professore David Goldman, di cui s’innamora ricambiata. Lui è sposato con Laura, che insegna matematica. Sarah, che da bambina ha perso entrambi i genitori in un incidente aereo, è stata allevata da una zia psichiatra e salvata dall’amore per i libri, entra nel ristretto e prestigioso gruppo del professor Patrick Gardner; quest’ultimo la spedisce in Italia a incontrare Claudio Magris, visto l’interesse che la ragazza nutre per Settembrini, il personaggio della Montagna incantata di Thomas Mann. Con Magris e Stephan Jovovic, un serbo ex studente del professore, Sarah attraversa la regione del Banato e arriva a Bel Crcva. Ricco di fili intrecciati, capace di rendere fittizia la realtà e vera la finzione, il romanzo di Nàtalia Romaní affronta temi diversi: la memoria individuale e collettiva e le loro ferite, le diverse forme che assume l’amore, la letteratura come strumento per capire il mondo. 

Nessuna storia ha un inizio chiaro. Dove lo collochi, l'inizio? C'è sempre qualche fatto precedente che bisogna tenere in conto. Le storie sono infinite, non hanno né un inizio né una fine. È solo per pura arbitrarietà ed economia che decidiamo di farle iniziare a un certo punto e di farle finire in un altro. Ho sempre pensato che quel che dicevano gli scolastici fosse vero: nessuno linguaggio rende giustizia alla singolarità delle persone, le parole ci chiudono dentro delle categorie, ci universalizzano, quando in realtà siamo unici. La vita non è generica e le persone ancora di meno.


Natàlia Romaní è nata a Tarragona, in Spagna, nel 1967. È una giornalista che ha lavorato a Bruxelles, Roma, Skopje e Parigi. Questo è il suo primo romanzo.