Helen Humphreys, Un cane di nome Ivy

Quello che un cane insegna a uno scrittore

Il punto di partenza di Un cane di nome Ivy della scrittrice canadese Helen Humphreys, pubblicato da Playground nella traduzione di Chiara Messina, sono i diari scritti dall'autrice per seguire i primi passi del suo nuovo vizla. Dopo la morte dell'amatissima Charlotte, Humphreys decide di prendere un altro cane, anche se è ancora in pieno lutto. Ritrovarsi a combattere con le bizze di un cucciolo alla soglia dei sessant'anni non è affatto facile e non aiuta il gelo dell'inverno canadese, che ostacola le passeggiate. Ma piano piano la relazione tra Helen e Ivy comincia a svilupparsi, il cucciolo morde meno, abbaia meno e sembra apprezzare l'umano che si prende cura di lei. Il nucleo centrale del libro è il nesso tra la scrittura e la compagnia di un cane: Humphreys espora questo tema in relazione a se stessa (in quanto ogni suo libro è nato in compagnia di un cane) e a grandi scrittori del passato come Thomas Hardy, Anton Cechov o Virginia Woolf, tutti appassionati di "cani difficili", dal cattivo carattere e dalla forte personalità. Oltre a fare una grande compagnia, a costringere lo scrittore a uscire all'aperto e ad osservare con occhi diversi la natura circostante, un cane non finisce mai di stupire per il suo modo di relazionarsi agli altri e a sé.

È difficile descrivere la felicità, perché anche se le occasioni in cui la proviamo sono diverse, il sentimento è sempre identico, e i tentativi di spiegarla agli altri, per qualche strano motivo, finiscono sempre col banalizzarla. Ma la felicità, la vera felicità, è anche estremamente rara, e ho un ricordo preciso dei momenti in cui l’ho provata nel corso della mia vita. Le passeggiate estive sull’erba con Hazel sono tra quei momenti, così come le uscite mattutine con Charlotte, il cane che ho avuto dopo Hazel. È un’azione semplicissima: camminare con un cane, o seguirlo a distanza, guardarlo mentre annusa gli odori e si gode lo spettacolo di un nuovo giorno.

Helen Humphreys  (1961) è una scrittrice e poetessa canadese, e ha pubblicato quattro raccolte di poesie: Gods and Other Mortals, Nuns Looking Anxious, Listening to Radio, The Perils of Geography e Anthem. Nel 1997 il suo romanzo Leaving Earth ha vinto il prestigioso premio letterario Toronto Book Award. Il suo secondo romanzo, Afterimage, è stato segnalato fra i dieci romanzi più significativi dell'anno da The New York Times e ha vinto il Rogers Writers' Trust Fiction Prize. Il giardino perduto (2002) è stato selezionato sia dal Canadian Broadcasting Corporation (CBC) che dal Canada Reads Selection, e il romanzo Coventry (2008) è stato diverse settimane ai vertici delle classifiche canadesi. Nel 2009 Helen Humphreys ha vinto il prestigioso l’Harbourfront Festival Prize. Di Helen Humphreys Playground ha pubblicato Cani selvaggi (2007), Il giardino perduto (2009), Coventry (2010), La verità, soltanto la verità (2011), Notturno (2013), Il canto del crepuscolo (2015), Amuleto celeste (2017) e Bill (2020).