Ètienne Kern, Il sarto volante

Sotto gli occhi delle telecamere

Agli inizi del Novecento in Francia un mecenate offre una grossa somma di denaro a chi riesce a brevettare un paracadute. Attratto da questa (ma non per avidità bensì per un eccesso di generosità), il sarto di origine boema Franz Reichelt si butta con la sua tuta paracadute dalla Torre Eiffel il 4 febbraio 1912, schiantandosi al suolo di fronte a curiosi e giornalisti. Lo scrittore francese Etienne Kern dedica a questo personaggio il suo romanzo Il sarto volante uscito dall’Orma nella traduzione di Anna Scalpelli. Il Franz raccontato da Kern è un trentenne sensibile, che si prende cura di una donna rimasta sola con una figlia piccola e si invaghisce di Emma, la giovane vedova del suo amico Antonio, morto su un piccolo aereo.  Un primo esperimento di caduta con la tuta dal tetto della fattoria di sua sorella riesce e Franz decide di perseverare. Il giorno fissato per la sua impresa sente che fallirà, ma non vuole ritirarsi: ha convocato anche le telecamere e finisce per essere una delle prime vittime della società dello spettacolo. Kern moltiplica le interpretazioni del gesto del sarto e proietta su di questo anche inquietudini proprie legate al suicidio di un’amica e alla caduta dal balcone del nonno. 

Mi piace la tua silhouette proiettata sulla porta chiusa. Quel senso di serenità, di levitazione. Sembra un salto fatto per gioco, come quello di un bambino che apre un ombrello e si lancia da un muretto. E amo, soprattutto, la nuvola di stoffa che sottrae il tuo viso al mio sguardo: puoi essere chiunque. Sei il sogno, la fede, l’anelito, la vertigine.

Ètienne Kern (1983) è autore di numerosi saggi di critica letteraria, tra cui Una storia degli odi degli scrittori (2009) e Il tu e il voi. L’arte francese di complicare le cose (2020), scritti a quattro mani con la moglie Anne Boquel. Il sarto volante, il suo romanzo d’esordio, nel 2022 ha vinto il premio Goncourt per l’opera prima.