Anna Luisa Pignatelli, Il campo di Gosto
Fuori dal branco
Al centro del romanzo di Anna Luisa Pignatelli, Il campo di Gosto, pubblicato da Fazi, c’è un uomo che si prepara ad affrontare la pensione. Gosto vive solo, dopo essere stato sposato (la moglie, Zelia, da sempre inaridita e insoddisfatta è tornata a stare con la vecchia madre) e aver avuto una figlia (Mirella e suo marito lo vorrebbero con loro, ma solo per mettere le mani sul poco che ha). Di mestiere faceva il trasportatore e ora vorrebbe godersi il campo che ha ereditato dal padrino. Ma Castelnuovo, il paese toscano in cui abita, non ama i sognatori e quelli che vogliono stare per conto loro: le maldicenze su di lui infittiscono e non gli danno tregua. A un certo punto sparisce dal paese Stella, una ragazza che Gosto guardava con ammirazione per la sua bellezza e indipendenza di giudizio: lui teme che le sia successo qualcosa di brutto ma i carabinieri respingono la sua denuncia. Un romanzo di grande intensità che racconta un personaggio indomito e una provincia spietata, emblematica di un tempo spietato.
Anna Luisa Pignatelli, toscana di nascita, ha trascorso molti anni fuori dall’Italia, fra cui diversi a Dar es Salaam, Seul e Guatemala City. È molto conosciuta e apprezzata in Francia, dove, nel 2010, ha vinto il Prix des lecteurs du Var con la traduzione della raccolta Nero toscano. Con Ruggine (Fazi Editore, 2016), molto apprezzato da critica e pubblico, ha vinto il Premio Lugnano 2016.La morte, se ti metti a pensare a lei, perde vigore. Se la guardi in faccia, s’allontana: s’approfitta di quelli che la temono per annientarli anzitempo. Gosto voleva dimostrarle che non si faceva abbattere dalla sua prossimità, che anzi ricavava soddisfazione dia giorni che li restavano da vivere. Nutrire in sé la fiducia nel prossimo, così come la convinzione che chiunque fosse in grado di distinguere il bene dal male, gli aveva permesso di sentirsi meno solo.