Claudio Piersanti, Ogni rancore è spento

La scoperta degli affetti

Sessantenne, medico di valore che ha scelto di lavorare in una clinica per ricchi anziani, Lorenzo vive solo e ha un pensiero dominante: quello della propria morte imminente, ora per un motivo, ora per un altro. Si fa fare di nascosto radiografie nella clinica in cui lavora, si autovisita giornalmente. Ma nella sua esistenza solitaria irrompono prima la presenza di un amico dei tempi della contestazione, Paolo, che lo invita spesso nella sua ricca villa ad annegare i dispiaceri con cene e momenti di svago a base di oppio, e poi Rosalba, la sorellastra quattordicenne, nata in Brasile e arrivata in Italia con il padre di Lorenzo, che ora è molto malato e in guai giudiziari. Lorenzo offre ospitalità a Rosalba, dapprima di malavoglia, perché non sopporta il padre che hanno in comune, e poi sempre più felice della sua presenza. In Ogni rancore è spento (Rizzoli), Claudio Piersanti, con la maestria che gli è propria, ritrae un uomo nel passaggio da un momento di estrema cupezza al momento in cui scopre il piacere degli affetti e quindi della vita. 

Impossibile individuare il momento preciso in cui il dottor Lorenzo Righi cominciò a scivolare verso l’abisso. Se avesse preso nota di tutte le patologie che si era autodiagnosticato forse le avrebbe prese anche lui meno sul serio, ma le diagnosi sbagliate le cancellava. Un raro tumore che avvertiva in un punto preciso del cranio e che lo tormentava per settimane all’improvviso svaniva, e le sue attenzioni si rivolgevano al fegato, al pancreas, ai polmoni. Il nuovo sintomo cancellava i precedenti e la sua mente gli si avvolgeva attorno come un velo sensibile, pronto a percepire ogni minima mutazione, e da quel momento il resto del mondo non esisteva più.

Claudio Piersanti (1954) ha pubblicato romanzi e racconti che gli sono valsi numerosi premi, tra cui il Premio Viareggio (1997, con Luisa e il silenzio, disponibile in BUR) e il Premio Selezione Campiello (2006, con Il ritorno a casa di Enrico Metz). Con Quel maledetto Vronskij è stato finalista del Premio Strega 2022.