Silvia Cavalieri, L'argine delle erbarie

Raddrizzare il fato

Il romanzo di esordio di Silvia Cavalieri, L’argine delle erbarie, pubblicato da Solferino, si apre con la piena del fiume Secchia del 1934. Di ritorno dalla visita a un anziano malato, l’Armida viene assalita da un ubriaco che la violenta. La ragazza vive in una capanna insieme alla madre Zaira e allo zio Zenone, da quando il padre è sparito in Sud America. Dallo stupro nasce una bambina, Liuba, che diventerà erbaria come la madre e la nonna, dopo che la Strulghina, curatrice di campagna molto apprezzata in zona, avrà passato loro il suo dono. Alla storia delle donne capaci di curare con rimedi naturali, Cavalieri intreccia le vicende degli abitanti della Cà Granda, ispirate a racconti familiari, concentrandosi in particolare su Nadina, una delle otto nuore di Matilde: Solidea, figlia maggiore di Nadina e Ettore, cresce insieme a Liuba. Nella rievocazione della vita lungo gli argini del Secchia c’è posto per gare ciclistiche, mietiture, per l’arrivo della lanterna magica; quando irrompe la guerra i giovani sono costretti a partire; la Resistenza vede una presa di coscienza da parte delle donne, che arrivano a subire carcere e torture. Un grande affresco storico che dà voce al popolo dei terzadri, il cui ricordo rischia di scomparire.     

Il fato sta scritto nella nostra mano sinistra, spiegava la Strulghina alla Zaira, ma la destra può venirci in soccorso. Ci dice il nostro carattere e come possiamo fare per raddrizzare il fato, quando ce l’hanno destinato troppo storto. Era piccola di statura, ma sembrava inespugnabile. 

Silvia Cavalieri è nata a Modena nel 1973. Insegna lettere in una scuola media di Bologna. Appassionata di musica di tradizione orale, canta in diverse formazioni dedite a repertori dell’Europa meridionale, in particolare di Italia e Portogallo, paese che ha frequentato a lungo come ricercatrice e traduttrice editoriale. Ha un blog, nato come voce del collettivo femminista Le Vocianti.