Álvaro Enrigue, Il sogno

Il mistero dell'identità messicana

Al centro del romanzo di Álvaro Enrigue, Il sogno, tradotto da Pino Cacucci per Feltrinelli, c'è l'incontro avvenuto l’8 novembre 1519 tra il conquistador Hernán Cortés e l’imperatore del Messico Moctezuma. Di questo libro l'autore parla con Alberto Manguel, che sottolinea gli influssi di Borges sulla narrazione e la predilezione di Enrigue per il tema degli incontri improbabili. 

Atotoxtli era una furia quando entrò nella sala da pranzo reale, dove sapeva che Moctezuma – suo fratello e marito – stava mangiando in solitudine. Da molti mesi, ma soprattutto dopo la sconfitta di Cholula e la rivolta di Texcoco, l’imperatore si era chiuso in sé stesso e aveva perso ogni interesse per qualsiasi cosa. Non usciva dalle sue stanze, non dava udienza per sbrigare questioni nel salone del trono, trascorreva le giornate con indosso la sola tunica, fumando e – si mormorava nei saloni di corte – ingurgitando sempre più funghi magici ogni giorno. Le conversazioni dei pipil, che prima erano soliti fargli compagnia mentre mangiava – seduti a distanza e con la testa coperta da un telo – e ai quali prestava attenzione perché la figura dell’imperatore colhua nella città dei mexica aveva pur sempre un connotato di diversità etnica, adesso gli risultavano irrilevanti e addirittura insopportabili.


Álvaro Enrigue (Città del Messico, 1969) è autore di quattro romanzi e due raccolte di racconti. Con Morte istantanea, uscito in Spagna per Anagrama, si è aggiudicato il premio Herralde nel 2013 e il premio Elena Poniatowska per il romanzo iberoamericano nel 2014. Vive a New York. Feltrinelli ha pubblicato Morte improvvisa (2015) e Adesso mi arrendo e questo è tutto (2021).