Nicoletta Verna, I giorni di Vetro

Nella Romagna del fascismo

Ambientato negli anni del fascismo a Castrocaro, dove il Duce va spesso a fare i fanghi con la moglie, I giorni di vetro di Nicoletta Verna (Einaudi) intreccia le storie di due donne: Redenta e Iris. La prima viene alla luce dopo tre figli nati morti, fortemente voluta da sua madre che da un mago si fa assicurare che vivrà, anche se con la scarogna. Da piccola viene allevata dalla nonna che si circonda di orfani, tra cui primeggia Bruno, protettore dei deboli. Di carattere mite, segnata fisicamente dalla poliomelite, e disonorata da Bruno, che l'ha usata come alibi per difendersi dai fascisti, Redenta viene fatta sposare a un gerarca amico del padre, chiamato Vetro per l’occhio perso in Africa. Al contrario di Redenta, che non ha frequentato la scuola, Iris è cresciuta accanto alla madre maestra, è colta e intraprendente. In città, lavorando per una coppia di marchesi, conosce Diaz, se ne innamora e con lui entra in clandestinità come partigiana. È così che la sua vita s’incrocia con quella di Vetro e della povera vittima del suo sadismo… Un'accurata ricostruzione storica e d'ambiente, un'ottima caratterizzazione dei personaggi a partire dal loro modo di esprimersi e il pathos legato alla Resistenza fanno degli Anni di vetro un romanzo avvincente e di grande impatto emotivo. 

Vetro era un'immensa massa di carne e di muscoli, un enorme bovino, e aveva una gran pancia che con la divisa non si notava, e il petto gonfio come un cappone, lucido e sudato. Pensai che tutte le donne di Castrocaro avrebbero dato chissà cosa per essere lí al posto mio, con quel Cristo d'uomo, ma la paura non calò. Chiusi gli occhi e lui entrò nel letto. Il matrimonio è come la morte, mi dissi.

Nicoletta Verna (Forlì, 1976) ha pubblicato per Einaudi Il valore affettivo (2021 e 2024), che ha avuto la menzione speciale al Premio Calvino e ha vinto il Premio Severino Cesari e il Premio Massarosa, e I giorni di Vetro (2024).