Paolo Nori, Chiudo la porta e urlo

Raffaello Baldini e io

In Chiudo la porta e urlo (Mondadori), Paolo Nori racconta per frammenti Raffaello Baldini, “il più grande poeta italiano del Novecento”. Nato a Santantarcangelo di Romagna, vissuto a Milano, dove lavorò a Panorama, Baldini esordì a più di cinquant’anni. Nori incontra la figlia di Baldini, i suoi amici, ma più che scavare nella biografia di questo scrittore rimasto sempre lontano da ogni ribalta, riporta lunghi stralci dei suoi testi. Come di consueto in Nori, la narrazione procede per divagazioni e ripetizioni: c’è Baldini, ma c’è anche tanto Nori in questo libro: la sua passione per la letteratura russa; le sue donne, Togliatti e Battaglia (la compagna e la figlia); la nonna Carmela; la sua “bastiancontrarite”; la città di Parma; in una parola il noripensiero.   

Io ho l'impressione che leggere Baldini, dall'inizio alla fine, le poesie, e il teatro, significhi rivedere la tua città, la tua strada, i tuoi amici, le tue fidanzate, i tuoi treni, sentire la voce di tua mamma che ti chiede cos'hai, rivedere la prima panchina dove ti sei seduto con una ragazza, la prima volta che hai fatto una firma, quando hai giocato a nascondino da piccolo, la prima volta che hai visto la neve, tutti i coglioni che hai incontrato nella tua vita, tutte le volte che ti sei sbagliato, tua mamma, tuo babbo, tua nonna, i tuoi fratelli, le tue sorelle, la tua barista, la tua macchina, le tue partite a carte, le telefonate, quelle sere che telefonavi e se ti rispondevano o no ti sembrava che potesse cambiare la tua vita, i tuoi gatti, i cani di tuo zio, «le chiavi vecchie che non aprono più niente, ma ti hanno aperto tutto», e che non ti azzardi a buttare via, e dopo che hai visto tutte queste cose, così precise, così vere, così tue e così di tutti, come fai a non parlarne?

Paolo Nori (Parma, 1963), laureato in letteratura russa, ha pubblicato romanzi e saggi, tra i quali Bassotuba non c’è (1999), Si chiama Francesca, questo romanzo (2002), Noi la farem vendetta (2006), I malcontenti (2010), I russi sono matti (2019), Che dispiacere (2020) Sanguina ancora (2021) e Vi avverto che vivo per l’ultima volta (2023). Ha tradotto e curato opere, tra gli altri, di Puškin, Gogol’, Lermontov, Turgenev, Tolstoj, Čechov, Dostoevskij, Bulgakov, Chlebnikov, Charms.
 

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