Ali Smith, Coda

Contro l'isolamento

Inghilterra 2021, post Brexit, pandemia da Covid 19, lockdown. La protagonista di Coda, Sandy, pittrice, col padre in ospedale vive isolata, si sente indifferente a tutto, eppure risponde una telefonata surreale che le fa una compagna di università di cui aveva perso le tracce. Martina le racconta che mentre era in stato di fermo all’aeroporto sente una strana voce che dice “curlew or curfew?”, “chiurlo o coprifuoco?” e le chiede di aiutarla a capirne il senso. Sandy raccoglie la sfida. Ali Smith ci trascina in questo romanzo, pubblicato da Sur e mirabilmente tradotto da Federica Aceto, in cui il mondo presente è attraversato dal passato, da storie visionarie che forse sono successe o forse no, da misteri. Un romanzo in cui Ali Smith gioca con le parole e con le storie, con l’apparizione di un uccello dal becco ricurvo o di una ragazza del passato marchiata dalla V di vagabonda, e ci ricorda l’importanza dell’empatia tra gli esseri umani.

Perché i libri sono importanti?, mi chiede lei. 
A parte il fatto che leggere è un piacere?, dico. Dunque, perché, ehm, perché leggere è un modo per immaginarci diversi da come siamo.


Questa intervista è stata raccolta in occasione di Letterature Festival Internazionale di Roma 2025

Traduzione consecutiva di Martina Testa

Ali Smith nata a Inverness in Scozia, è tra le voci più originali della letteratura britannica. È autrice di racconti e romanzi, tra cui Autunno (2016), Inverno (2017), Primavera (2019), Estate (2020), che compongono un quartetto sulle stagioni, e Hotel world (2001), Voci fuori campo (2005), L’una e l’altra (2016), Coda (2022).