Eric Reinhardt, Sarah, Suzanne e lo scrittore

Un personaggio doppio quindi universale

Sarah, borghese, sposata e madre di due figli, un rapporto in crisi, un tumore in fase di risoluzione, chiede a uno scrittore di scrivere un romanzo partendo dalla sua vita. Sarah, Suzanne e lo scrittore, pubblicato da Fazi con la raffinata traduzione di Anna D’Elia e finalista al premio Goncourt, ha un’impronta fortemente metaletteraria: lo scrittore riflette, anche insieme a Sarah, sull’atto dello scrivere, sulla scelta di ambientare la vicenda a Bourges o a Digione, o sul cognome da dare al personaggio (da Stadler a Sonneur). Nasce un romanzo fatto di doppi, di specchi, con due figure di donne che seguiamo nelle loro vite parallele: entrambe si trovano invischiate in relazioni familiari negative e rivendicano i loro spazi, la loro identità, la loro creatività. In tutto il romanzo l’arte è un aspetto centrale, cruciale. Si persegue l’idea della bellezza che salva dalla malattia: Susanne si affida ai libri d’arte per cercare equilibri tra astrazione e figurazione non solo in pittura ma nella vita, Sarah si chiude al Louvre per tre giorni; Suzanne si dedica alla scrittura, Sarah è un’artista (bellissima l’idea di dare luce a una sua installazione mediante una gettoniera utilizzata per illuminare i quadri di Caravaggio nella chiesa di San Luigi dei Francesi); e infine un quadro enigmatico con due suore diventa motore della narrazione e denuncia l’ossessione centrale dello sguardo.

L’intervista è stata raccolta in occasione di Letterature Festival Internazionale di Roma 2025
Traduzione consecutiva di Anna D’Elia

È stato difficile leggere il suo libro mantenendo una certa distanza. Susanne è naturalmente un personaggio fittizio, ma ai miei occhi non è che il mio riflesso in uno specchio.


Eric Reinhardt, scrittore, drammaturgo, curatore di libri d’arte è nato a Nancy nel 1965 e vive a Parigi. È autore di numerosi romanzi, tra quelli tradotti in italiano L’amore e le foreste (2014) e Sarah, Suzanne e lo scrittore (2025), finalista al premio Goncourt.