Fabrizio Rondolino, Elena
Una bambina sola nella Shoah
Nata a Torino il 5 giugno 1933, Elena è figlia di Alessandro Colombo e Wanda Debora Foa. Ha un’infanzia spensierata finché a cinque anni non le viene impedito di andare a scuola perché in Italia sono state approvate le leggi razziali che vietano l'ingresso agli ebrei. La situazione peggiora negli anni successivi ed Eena è costretta con i suoi genitori a lasciare la propria casa e nascondersi in una baita a Forno Canavese, dove vengono catturati nel 1943. In Elena, Storia di Elena Colombo, una bambina sola nella Shoah (Giuntina), Fabrizio Rondolino segue le tracce della cugina di suo padre, morta ad Auschwitz poco prima di compiere undici anni. Lo fa raccogliendo le testimonianze delle persone che hanno conosciuto Elena e i discendenti di queste persone e così riempie un vuoto, restituendo la memoria di un’innocente travolta dalla macchina dello sterminio. La storia di Elena è particolarmente agghiacciante perché forse si tratta dell’unica bambina che abbia affrontato il viaggio verso il campo di concentramento senza la famiglia: Sandro e Wanda vengono chiusi in carcere a Torino, e poi trasportati ad Auschwitz, mentre lei passa tre mesi e mezzo a casa di amici prima di venire arrestata una seconda volta. Elena sale felice sul vagone che la porta a morire, convinta che riabbraccerà i suoi genitori… Rondolino racconta come in una vita normale possa spalancarsi l’abisso e indica nell’indifferenza e nella paura i meccanismi che hanno reso possibile lo sterminio nel nostro Paese.
Fabrizio Rondolino è nato a Torino nel 1960. Per molti anni ha lavorato a Roma come funzionario del PCI, cronista politico e consigliere per la comunicazione, prima di trasferirsi nella campagna sabina. Ha pubblicato due romanzi, due raccolte di racconti e alcuni saggi.La vita di Sandro, di Wanda e di Elena era una vita normale, normalissima: una vita come tutte le altre. Non avevano fatto o pensato o scritto nulla di speciale, o per meglio dire nulla di diverso da quello che fa, pensa, scrive la stragrande maggioranza della gente. Siamo noi a rendere unica la nostra vita: vista da fuori, è quasi sempre come tutte le altre. Eppure dentro una vita così ovvia può all’improvviso spalancarsi, letteralmente, l’abisso. Senza motivo, senza preavviso, senza ragione.