José Ovejero, Mentre siamo morti
Aprire le stanze chiuse della vita
Composto di sedici racconti, Mentre siamo morti di Jose Ovejero, tradotto da Bruno Arpaia per Voland, è la storia di una famiglia disfunzionale. C’è un padre violento che regala al figlio un fucile a pallettoni e vorrebbe che sparasse a un cane, ci sono animali domestici (cani, tartarughe, una gazza ladra) che cercano di fuggire dall’atmosfera pesante della casa, c’è uno zio anticonvenzionale che finisce per suicidarsi… La famiglia nel corso del tempo migliora il proprio status sociale, va ad abitare in una villetta, ma nel figlio resta il rancore per i ricchi, l’incapacità di concendersi lussi. Nei racconti di Ovejero, in cui il dolore si ammanta di ironia, circola un’aria di morte e il tema viene affrontato in primo piano in Seppellire il padre I e II: due versioni della sepoltura paterna, una comica e una tragica. Il libro è anche una riflessione sulla propria vocazione di scrittore e sul proprio rapporto con la realtà.
José Ovejero, nato a Madrid nel 1958, è vissuto in Germania e poi a Bruxelles, conciliando per lungo tempo il lavoro di interprete con quello di scrittore. La sua produzione letteraria comprende vari generi: sia racconti, Come sono strani gli uomini (Voland 2003 e 2012) e Donne che viaggiano da sole (2006 e 2018), che romanzi, fra cui Nostalgia dell’eroe (Voland 2005). Vanno menzionati anche i libri di viaggio, come Cina per ipocondriaci, insignito del Premio Grandes Viajeros nel 1998 (uscito in italiano per Feltrinelli). Con la raccolta di poesie Biografía del explorador ha vinto il Premio Ciudad de Irún nel 1993. È stato anche insignito del Premio Primavera per il romanzo La vita degli altri (Voland 2008) e del prestigioso Premio Alfaguara de Novela 2013 per L’invenzione dell’amore (Voland 2018). I suoi libri sono tradotti in francese, tedesco, portoghese e olandese.
Non sono diventato uno scrittore perché mi affascina la letteratura, ma perché mi affascina la realtà. La letteratura mi serve per avvicinarmi a essa, per sentirla di più, per radicarmi in territori su cui crescere. La scrittura è la forma che possiedo di intessere i legami invisibili a cui non ho saputo o potuto aggrapparmi nella realtà. Non è un rifugio; è, al contrario, un corridoio da cui accedere alle stanze chiuse della mia vita, come individuo e come parte della società.
José Ovejero, nato a Madrid nel 1958, è vissuto in Germania e poi a Bruxelles, conciliando per lungo tempo il lavoro di interprete con quello di scrittore. La sua produzione letteraria comprende vari generi: sia racconti, Come sono strani gli uomini (Voland 2003 e 2012) e Donne che viaggiano da sole (2006 e 2018), che romanzi, fra cui Nostalgia dell’eroe (Voland 2005). Vanno menzionati anche i libri di viaggio, come Cina per ipocondriaci, insignito del Premio Grandes Viajeros nel 1998 (uscito in italiano per Feltrinelli). Con la raccolta di poesie Biografía del explorador ha vinto il Premio Ciudad de Irún nel 1993. È stato anche insignito del Premio Primavera per il romanzo La vita degli altri (Voland 2008) e del prestigioso Premio Alfaguara de Novela 2013 per L’invenzione dell’amore (Voland 2018). I suoi libri sono tradotti in francese, tedesco, portoghese e olandese.