Per i 70 anni di Ragazzi di vita di Pier Paolo Pasolini
Sala Pasolini, Museo Spazi900, BNCR
09 Mag 2025 > 31 Dic 2025
La Sala Pier Paolo Pasolini, inaugurata 10 anni fa all’interno del museo letterario Spazi900 della Biblioteca nazionale centrale di Roma, quest’anno, nella ricorrenza del cinquantenario della morte dello scrittore, si arricchisce di una nuova sezione di documenti e libri per ricordare anche i 70 anni dalla pubblicazione di Ragazzi di vita, opera da sempre protagonista del percorso espositivo della Sala, luogo dove Pasolini entra idealmente in contatto con le borgate e con i personaggi che popolano i suoi testi.
Ragazzi di vita viene pubblicato nel 1955 dall'editore Garzanti, anticipato dall'uscita del primo dei racconti o “cartoni”, Il Ferrobedò, nel giugno del 1951 e di Regazzi de vita nell’ottobre del 1953 sulla rivista «Paragone. Letteratura». La Biblioteca conserva la prima e la seconda redazione del romanzo. La prima redazione, datata «1951-52», mostra numerose correzioni e aggiunte autografe: è il periodo di maggiore elaborazione dell’opera. La seconda assimila tutte le correzioni autografe della prima, al tempo stesso presenta a sua volta nuovi interventi autografi. Si tratta della copia carbone del dattiloscritto inviato a Garzanti il 13 aprile 1955. Si è di fronte, quindi, a un testimone fondamentale per la ricostruzione del testo, diverso da quello poi edito, perché precede la richiesta di intervento dell’editore. Il 9 maggio 1955 lo stesso Pasolini informa Vittorio Sereni che «Garzanti all'ultimo momento è stato preso da scrupoli moralistici, e si è smontato. Così mi trovo con delle bozze mezze morte tra le mani, da correggere e da castrare. Una vera disperazione». Infatti, l'11 maggio scrive a Livio Garzanti: «ho sostituito con puntini tutte le brutte parole, con rigorosa omologazione. Ho attenuato gli episodi più spinti [...], ho sfrondato notevolmente […]. Ho contribuito poi a rendere il racconto più chiaro». Proprio per entrare nel laboratorio dello scrittore e seguire l'evolversi della genesi dell'opera, in un processo di revisione e “sfrondamento” del testo, sono esposte le carte relative all'incipit e al finale del romanzo nella prima e seconda stesura, infine nel testo edito.
Le due redazioni sono conservate in centinaia di carte sciolte dattiloscritte di un peculiare formato, da custodire nelle altrettanto tipiche cartelle di color rosso mattone. Pasolini, infatti, scrive direttamente con la macchina per scrivere, mentre interviene a penna successivamente per correggere il testo. Fino agli anni Sessanta è solito scegliere un particolare formato della carta, un foglio di formato A4 tagliato a metà, come prova la presenza di uno dei due margini non regolare.
Inoltre, i dattiloscritti contengono anche quel «tesoretto lessicale» così prezioso per lo scrittore, come egli stesso dichiara nello scritto La mia periferia: sono presenti i glossarietti del gergo con correzioni autografe, pubblicati poi nell’edizione a stampa in coda al testo, ed elenchi di parole pronte per essere utilizzate nell’elaborazione dell’opera.
All'uscita del romanzo, Pasolini subito lo invia ad amici, scrittori, poeti e critici a lui vicini. Le biblioteche d'autore della Nazionale testimoniano la presenza e la lettura del romanzo, del quale sono esposti tre importanti esemplari. Il critico Enrico Falqui possiede la prima edizione, datata «aprile 1955». Italo Calvino lo riceve in dono con dedica: «A Italo Calvino, con grandissima simpatia / Pier Paolo Pasolini / Roma giugno ’55». Elsa Morante lo legge attentamente nella quarta edizione dell’agosto 1956, come provano le diverse tracce di lettura presenti, in particolare nella parte relativa al glossarietto del gergo.
Accolto in modo contrastante dalla critica, ma da un successo di pubblico, Ragazzi di vita è destinato a subire un processo per oscenità, con poi piena assoluzione. Tra le diverse testimonianze a suo favore, Pasolini chiama anche Giuseppe Ungaretti, come mostra la lettera esposta a lui inviata del 25 giugno 1956. Impossibilitato a recarsi a Milano, il poeta dell'Allegria invierà una dichiarazione in difesa del romanzo, ritenendolo uno dei migliori libri di prosa narrativa apparsi in quegli anni: «Le parole messe in bocca a quei ragazzi, sono le parole che sono soliti a usare e sarebbe stato, mi pare, offendere la verità, farli parlare come cicisbei. D'altra parte è libero compito del romanziere rappresentare la realtà com'è».
Orari: lunedì-giovedì 10-18 venerdì 10-14.30
Ragazzi di vita viene pubblicato nel 1955 dall'editore Garzanti, anticipato dall'uscita del primo dei racconti o “cartoni”, Il Ferrobedò, nel giugno del 1951 e di Regazzi de vita nell’ottobre del 1953 sulla rivista «Paragone. Letteratura». La Biblioteca conserva la prima e la seconda redazione del romanzo. La prima redazione, datata «1951-52», mostra numerose correzioni e aggiunte autografe: è il periodo di maggiore elaborazione dell’opera. La seconda assimila tutte le correzioni autografe della prima, al tempo stesso presenta a sua volta nuovi interventi autografi. Si tratta della copia carbone del dattiloscritto inviato a Garzanti il 13 aprile 1955. Si è di fronte, quindi, a un testimone fondamentale per la ricostruzione del testo, diverso da quello poi edito, perché precede la richiesta di intervento dell’editore. Il 9 maggio 1955 lo stesso Pasolini informa Vittorio Sereni che «Garzanti all'ultimo momento è stato preso da scrupoli moralistici, e si è smontato. Così mi trovo con delle bozze mezze morte tra le mani, da correggere e da castrare. Una vera disperazione». Infatti, l'11 maggio scrive a Livio Garzanti: «ho sostituito con puntini tutte le brutte parole, con rigorosa omologazione. Ho attenuato gli episodi più spinti [...], ho sfrondato notevolmente […]. Ho contribuito poi a rendere il racconto più chiaro». Proprio per entrare nel laboratorio dello scrittore e seguire l'evolversi della genesi dell'opera, in un processo di revisione e “sfrondamento” del testo, sono esposte le carte relative all'incipit e al finale del romanzo nella prima e seconda stesura, infine nel testo edito.
Le due redazioni sono conservate in centinaia di carte sciolte dattiloscritte di un peculiare formato, da custodire nelle altrettanto tipiche cartelle di color rosso mattone. Pasolini, infatti, scrive direttamente con la macchina per scrivere, mentre interviene a penna successivamente per correggere il testo. Fino agli anni Sessanta è solito scegliere un particolare formato della carta, un foglio di formato A4 tagliato a metà, come prova la presenza di uno dei due margini non regolare.
Inoltre, i dattiloscritti contengono anche quel «tesoretto lessicale» così prezioso per lo scrittore, come egli stesso dichiara nello scritto La mia periferia: sono presenti i glossarietti del gergo con correzioni autografe, pubblicati poi nell’edizione a stampa in coda al testo, ed elenchi di parole pronte per essere utilizzate nell’elaborazione dell’opera.
All'uscita del romanzo, Pasolini subito lo invia ad amici, scrittori, poeti e critici a lui vicini. Le biblioteche d'autore della Nazionale testimoniano la presenza e la lettura del romanzo, del quale sono esposti tre importanti esemplari. Il critico Enrico Falqui possiede la prima edizione, datata «aprile 1955». Italo Calvino lo riceve in dono con dedica: «A Italo Calvino, con grandissima simpatia / Pier Paolo Pasolini / Roma giugno ’55». Elsa Morante lo legge attentamente nella quarta edizione dell’agosto 1956, come provano le diverse tracce di lettura presenti, in particolare nella parte relativa al glossarietto del gergo.
Accolto in modo contrastante dalla critica, ma da un successo di pubblico, Ragazzi di vita è destinato a subire un processo per oscenità, con poi piena assoluzione. Tra le diverse testimonianze a suo favore, Pasolini chiama anche Giuseppe Ungaretti, come mostra la lettera esposta a lui inviata del 25 giugno 1956. Impossibilitato a recarsi a Milano, il poeta dell'Allegria invierà una dichiarazione in difesa del romanzo, ritenendolo uno dei migliori libri di prosa narrativa apparsi in quegli anni: «Le parole messe in bocca a quei ragazzi, sono le parole che sono soliti a usare e sarebbe stato, mi pare, offendere la verità, farli parlare come cicisbei. D'altra parte è libero compito del romanziere rappresentare la realtà com'è».
Orari: lunedì-giovedì 10-18 venerdì 10-14.30