Inori - preghiera per solista e orchestra di Karlheinz Stockhausen
Marco Angius con l'Orchestra di Padova e del veneto
Inori è una grande preghiera musicale per mimo-danzatore e orchestra, dove la dettagliatissima partitura di gesti del primo - attinta al vocabolario devozionale di varie religioni -, fa da ambiente di risonanza alla musica spazializzata della seconda. La versione per 33 esecutori, del 1974, ha inaugurato la 61esima stagione della Biennale Musica di Venezia, nel 2017, con L’Orchestra di Padova e del Veneto diretta da Marco Angius, l’allestimento di Alberto Oliva e la regia del suono di Alvise Vidolin.
L’opera intende coniugare la contemporaneità occidentale con la tradizione orientale all’interno di una scenografia essenziale, qui curata da Alessandro Chiti, ma altamente evocativa.
Nello stile eclettico del compositore, inizialmente “minimalista” (la nota fondativa di tutto il brano è un sol), poi complessissimo e saturo di suono, si riflette appunto l’intenzione di creare una sorta di preghiera universale che contempli tutte le manifestazioni metafisiche e rituali del mondo. La regia televisiva è di Daniele De Plano.
L’opera intende coniugare la contemporaneità occidentale con la tradizione orientale all’interno di una scenografia essenziale, qui curata da Alessandro Chiti, ma altamente evocativa.
Il mimo-danzatore, Roberta Gottardi, canta con le dita, le mani, le braccia. Il suo gesto è musicale in sé. I vari gesti sono tutti mutuali da posture devozionali delle diverse religioni praticate in tutto il globo.È tra le composizioni che meglio rappresentano due delle cifre estetiche di Stockhausen: l’attenzione alla spazialità della musica, grazie alla stretta relazione tra suono e gesto; l’esperienza totalizzante della musica come arte del tempo e dello spazio, dell’orecchio e dell’occhio, anche attraverso un’imponente architettura dalla durata estesa.
Nello stile eclettico del compositore, inizialmente “minimalista” (la nota fondativa di tutto il brano è un sol), poi complessissimo e saturo di suono, si riflette appunto l’intenzione di creare una sorta di preghiera universale che contempli tutte le manifestazioni metafisiche e rituali del mondo. La regia televisiva è di Daniele De Plano.