The sacred triangle

The sacred triangle

David Bowie, Iggy Pop e Lou Reed 1971 – 1973

The sacred triangle
Cosa succede quando tre leggende della musica si incontrano e iniziano a ispirarsi a vicenda? Lo svela il docufilm The Sacred Triangle, realizzato con il contributo della ex moglie di Bowie, Angie, Jayne County, Billy Name della Factory di Andy Warhol e altri personaggi chiave dell'epoca.

Avvalendosi di filmati rari, immagini di archivio ed estratti di esibizioni live, il documentario (non autorizzato) di Alec Lindsell racconta la straordinaria alchimia scaturita dall’incontro delle tre icone della musica: David Bowie, Iggy Pop e Lou Reed. Un triangolo intellettuale, in cui Bowie riuscirà a salvare Lou e Iggy dall'oblio e dagli eccessi. Un incontro che segnerà una svolta musicale per ognuno di questi artisti, che in poco meno di 3 anni daranno una nuova direzione alla loro arte. 

Lou Reed, archiviati i Velvet Underground, sprofondò in una grave crisi creativa e psicologica. Anche Iggy Pop, perso in un vortice di tossicomania e sull’orlo dello scioglimento con i suoi Stooges, era giunto ad un punto morto della sua storia musicale. Finché un incontro nel leggendario locale Max's Kansas City di New York si rivelerà cruciale per le loro carriere. Sull'onda del suo enorme successo, Bowie aiuterà gli amici producendo Transformer di Lou Reed (l'album che ne rilanciò la carriera solista dopo i Velvet Underground) e Raw Power di Iggy & The Stooges, che segnerà la prima rinascita dell'Iguana (lui si sdebiterà durante un leggendario soggiorno berlinese scrivendo col Duca Bianco la futura hit China Girl). 

I detrattori di Bowie hanno sostenuto che fosse un poseur, un abile catalizzatore di idee altrui rimescolate e fatte proprie con astuzia e premeditazione. Ziggy Stardust, sua incarnazione glam rock, definita più volte come "l'idolo pop definitivo", mette insieme la presenza scenica Iggy Pop e l'abilità musicale di Lou Reed. Ma è il genio di Bowie capace di filtrare sapientemente ogni elemento a stabilire il discrimine. Come dice il celebre adagio, i buoni artisti copiano, i grandi rubano. 

Il film rivaluta la straordinaria capacità con cui Bowie è stato in grado di cogliere il potenziale artistico dei suoi collaboratori e di concretizzarlo con maestria e lucidità.