Anna Calvi

Il canto triste della sirena elettrica

Sto combattendo contro la sensazione di essere un’emarginata e sto cercando un posto in cui sentirmi a casa. Credo che il genere non sia altro che un raggio di azione. Se ci fosse concesso di essere una via di mezzo tra il maschio e la femmina, saremmo tutti più liberi.

Anna Calvi è nata a Twickenham, un borgo del quartiere londinese di Richmond, nel 1980, da padre italiano. La sua carriera inizia nel 2006, quando diventa cantante e chitarrista dei Cheap Hotel. Durante uno show viene adocchiata da Bill Ryder-Jones (ex The Coral) che convince Domino Records a metterla sotto contratto. Il New Musical Express subito la paragona a Pj Harvey e Siouxsie, mentre un apporto fondamentale le arriva da Brian Eno

Nel 2010 inizia a girare accanto a nomi di alto livello, come Interpol e Grinderman. Nell’ottobre 2011 esce il suo singolo di debutto, una cover di Jezebel, il brano scritto da Wayne Shanklin e portato al successo da Frankie Laine ed Edith Piaf.

Nel 2011 esce il suo omonimo album di debutto, che riceve critiche positive in tutto il mondo ed viene candidato al Mercury Prize 2011 e ai Brit Awards 2012.

Nel 2013 Anna Calvi annuncia il suo secondo album, One Breath. Così definisce le differenze con il precedente lavoro:

C’è più incisività, credo, anche nell’uso della mia voce: ho capito di poterla usare in modi molto diversi per sottolineare le emozioni che si nascondono dietro ogni canzone, così da rendere le atmosfere il più particolari possibile. Amo gli estremi. Suoni sgraziati, e poi “sublimi”, rumore e melodia.

Nel 2014 esce l’EP Strange Weather, una raccolta di cinque cover, due delle quali con la partecipazione di David Byrne. Le altre cover registrate per il progetto sono Papi Pacify  di FKA Twigs, Ghost Rider dei Suicide e Lady Grinning Soul di David Bowie.

Il suo ultimo album, Hunter, è stato pubblicato nell’agosto dello scorso anno e racconta la nascita della sua nuova storia d'amore. Una sorta di elegia della  “ricerca del piacere”, della scoperta fisica reciproca e personale che pone come figura centrale quella di una donna che mostra senza timori tutto il proprio lato maschile.

Voglio ripetere le parole “ragazzo ragazza, donna uomo” più e più volte, finché non avranno più senso in confronto alla vastità dell’esperienza umana. Voglio scoprire come essere qualcosa di diverso dal ruolo che mi è stato assegnato. Voglio esplorare la sessualità sovversiva, che supera ciò che ci si aspetta da una donna in questa società patriarcale. Mi sento forte, ma comunque vulnerabile. Indosso dei vestiti e la mia arte come un’armatura, ma so anche che essere sinceri con se stessi vuol dire concedersi la possibilità di essere feriti.