Pelléas et Mélisande

Di Claude Debussy e Maurice Maeterlinck

Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai dall’Auditorium Toscanini, 15 ottobre 2015. 


Juraj Valčuha: direttore 
Sandrine Piau: soprano (Mélisande) 
Chloé Briot: soprano (Yniold) 
Karan Armstrong: contralto (Geneviève) 
Guillaume Andrieux: baritono (Pelléas) 
Paul Gay: baritono (Golaud) 
Mauro Borgioni: baritono (il dottore, il pastore) 
Robert Lloyd: basso (Arkel) 

Coro Maghini 
Claudio Chiavazza: 
maestro del coro 

“Non pretendo di avere scoperto tutto con Pelléas, ma ho cercato di tracciare una strada che altri potranno seguire”. Con queste parole Claude Debussy descrive il suo capolavoro Pelléas et Mélisande, dramma lirico in cinque atti e dodici quadri su libretto di Maurice Maeterlinck, proposto dall’Orchestra Rai in forma di concerto per inaugurare la stagione 2015/2016. 
  
Debussy attendeva da tempo un soggetto adatto per comporre un'opera e lo trovò  nel 1892 nel testo di Maeterlinck, rimanendo ulteriormente folgorato dalla rappresentazione del dramma a Parigi l'anno seguente. Il compositore francese terminò il lavoro solo nel 1902, a causa di numerosi ripensamenti e problemi, e il suo Pelléas et Mélisande andò in scena per la prima volta al Théâtre National de l'Opéra-Comique di Parigi il 30 aprile di quell'anno, dividendo l'opinione di pubblico e critica. Ma dalle successive repliche, questo dramma musicale - l'unico completato da Debussy - riuscì a imporsi, segnando il mutamento dello stile e del linguaggio del teatro lirico all'inizio del Novecento.

Il compositore scelse per il libretto una strada nuova, ovvero la totale fedeltà alla prosa francese originale, creando un modello di declamato lirico quasi ‘parlato’, pieno di sfumature espressive.

La partitura di Pelléas et Mélisande riuscì a coniugare parole e immagini e a rendere in musica quel silenzio, quella rarefazione e quel mistero così tipici del Simbolismo, al punto da creare un nuovo tipo di esigenza per i compositori successivi: trovare un modo diverso di cantare e legare la parola alla musica.

La pagina, che sintetizza la poetica musicale di Debussy e quella teatrale di  Maeterlinck, è interpretata dall’allora direttore principale dell'Orchestra Rai Juraj Valčuha. Accanto a lui un cast di artisti in gran parte francese, con il soprano Sandrine Piau e il baritono Guillaume Andrieux nei ruoli dei protagonisti, il baritono Paul Gay in quello di Golaud, il soprano Chloé Briot nei panni del piccolo Yniold, il contralto Karan Armstrong che interpreta Geneviève, il basso Robert Lloyd come Arkel e il baritono Mauro Borgioni nel doppio ruolo del dottore e del pastore. Il Coro è il Maghini di Torino, diretto da Claudio Chiavazza. 
La compagine Rai ripropone questo brano a ventuno anni dalla sua ultima esecuzione, avvenuta nel 1994 poco dopo la nascita dell'Orchestra Sinfonica Nazionale con sede a Torino.