Peter Eötvös. Alle vittime senza nome

Eötvös – Kodály - Bartók

Zoltán Kodály Danze di Marosszék (1930)
Peter Eötvös Alle vittime senza nome (2016) (Commissione congiunta dell’Orchestra Filarmonica della Scala, Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino) Prima esecuzione Rai a Torino
Béla Bartók Il mandarino miracoloso, pantomima in un atto op. 19 (1926)

Peter Eötvös Alle vittime senza nome
Al momento della nascita di Eötvös, il 2 gennaio 1944, Udvarhely era uno dei maggiori centri di cultura székely del distretto di Harghita, e face-va parte del Regno d’Ungheria. Dopo la guerra, invece, l’Unione sovietica assegnò alla Romania questi territori, che hanno mantenuto fino al 1968 un’amministrazione autonoma. La minoranza ungherese della Transilvania ha vissuto, e vive tuttora, in condizioni sociali e culturali d’incertezza e fragilità, quindi s’intuisce molto bene la sensibilità di Eötvös per il tema epocale dei rifugiati e dei migranti, che premono ai confini europei in cerca di una vita migliore. Lo stesso Eötvös, cresciuto a Budapest e formatosi all’Accademia di musica sotto l’ala paterna di Kodály, ha cominciato la carriera cercando fortuna prima in Germania, dove è stato accolto da Stockhausen come assistente nei primi anni Settanta, e poi a Parigi, dove Pierre Boulez lo ha scelto come direttore musicale dell’Ensemble intercontemporain. Il senso del nuovo lavoro, commissionato da quattro maggiori orchestre italiane (Santa Cecilia, Filarmonica della Scala, Maggio Musicale Fiorentino e Orchestra Sinfonica Nazionale Rai), è racchiuso nella premessa dell’autore alla partitura:

«Gli italiani chiamano la mia opera sinfonica “Requiem”. Per gli europei il requiem è una messa funebre, ma non sono sicuro di poterla definire tale perché l’ho scritta in memoria di persone appartenenti ad altre culture. Per questo motivo ho preferito intitolarla “Alle vittime senza nome”.

Il brano deve ricordare quei numerosi migranti arabi e africani che, nella speranza di approdare a un mondo migliore, sono saliti ignari su barconi sovraffollati inabissatisi prima di raggiungere le coste italiane.

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