Lahav Shani
Beatrice Rana pianoforte
Auditorium Rai “Arturo Toscanini” di Torino
Stagione sinfonica 2016 – 2017
Pëtr Il’ič Čajkovskij Concerto n. 1 in si bemolle minore op. 23 per pianoforte e orchestra
Dmitrij Šostakovič Sinfonia n. 5 in re minore op. 47
Pëtr Il’ič Čajkovskij Concerto n. 1 in si bemolle minore op. 23 per pianoforte e orchestra
Cronaca di un successo non annunciato
Mosca. Vigilia di Natale del 1874. A casa del violoncellista Kon- stantin Al’brecht si teneva una festa riservata ai musicisti più il- lustri della città. Poco più in là, al Conservatorio di Mosca, c’era una stanza illuminata: Čajkovskij aveva invitato il grande piani- sta Nikoiaj Rubinštejn ad ascoltare in forma privata il suo Pri- mo Concerto per pianoforte e orchestra. Vi lavorava da maggio, pensando proprio di affidare alle mani di Rubinštejn la prima esecuzione pubblica. Čajkovskij non era un pianista e faceva fatica sulla tastiera; ma si sedette con coraggio al pianoforte, ansioso di avere un parere illustre sul suo concerto solistico. La fine del primo movimento fu accolta da un gelido silenzio: neanche una parola, un amichevole incoraggiamento. Čajkov- skij, indispettito, tornò ai pianoforte per completare l’esecu- zione. Ancora silenzio. Solo dopo essere stato sollecitato a esprimere un parere, Rubinštejn si decise a parlare: fu una stroncatura assoluta, di quelle che deviano il corso di una car- riera. Ma Čajkovskij non era tipo da farsi intimidire, e, quan- do Rubinštejn gli propose di rivedere il lavoro, la sua risposta sfiorò i confini dell’irriverenza: «Non rivedrò nemmeno una nota e pubblicherò il concerto così com’è!».
Stagione sinfonica 2016 – 2017
Pëtr Il’ič Čajkovskij Concerto n. 1 in si bemolle minore op. 23 per pianoforte e orchestra
Dmitrij Šostakovič Sinfonia n. 5 in re minore op. 47
Pëtr Il’ič Čajkovskij Concerto n. 1 in si bemolle minore op. 23 per pianoforte e orchestra
Cronaca di un successo non annunciato
Mosca. Vigilia di Natale del 1874. A casa del violoncellista Kon- stantin Al’brecht si teneva una festa riservata ai musicisti più il- lustri della città. Poco più in là, al Conservatorio di Mosca, c’era una stanza illuminata: Čajkovskij aveva invitato il grande piani- sta Nikoiaj Rubinštejn ad ascoltare in forma privata il suo Pri- mo Concerto per pianoforte e orchestra. Vi lavorava da maggio, pensando proprio di affidare alle mani di Rubinštejn la prima esecuzione pubblica. Čajkovskij non era un pianista e faceva fatica sulla tastiera; ma si sedette con coraggio al pianoforte, ansioso di avere un parere illustre sul suo concerto solistico. La fine del primo movimento fu accolta da un gelido silenzio: neanche una parola, un amichevole incoraggiamento. Čajkov- skij, indispettito, tornò ai pianoforte per completare l’esecu- zione. Ancora silenzio. Solo dopo essere stato sollecitato a esprimere un parere, Rubinštejn si decise a parlare: fu una stroncatura assoluta, di quelle che deviano il corso di una car- riera. Ma Čajkovskij non era tipo da farsi intimidire, e, quan- do Rubinštejn gli propose di rivedere il lavoro, la sua risposta sfiorò i confini dell’irriverenza: «Non rivedrò nemmeno una nota e pubblicherò il concerto così com’è!».