Jamie Cullum

Jamie Cullum

A tutto jazz!

Jamie Cullum
Jamie Cullum nasce nel 1979 nell'Essex - la madre, Yvonne, proviene da una famiglia anglo-birmana, la nonna paterna è stata una rifugiata ebraica di Prussia con un passato da cantante nei locali notturni di Berlino.

Da studente Jamie suona un po' ovunque: matrimoni, pub, navi da crociera, cerimonie varie. Si laurea nel 2001 all'Università di Reading in letteratura inglese.

Debutta discograficamente a soli 20 anni, facendosi notare subito per il suo talento pianistico e interpretativo. Il primo album, Heard It All Before, autoprodotto, diventa un piccolo caso grazie al passaparola. Ne furono prodotte solo 500 copie, oggi rarissime: una di queste è stata acquistata su Internet per 600 sterline britanniche.

Il genere praticato è soprattutto il jazz: il ragazzo prodigio si dice influenzato da artisti come Herbie Hancock, Tom Waits e Miles Davis, ma anche dagli album innovativi di band come gli Steely Dan che osano avventurarsi nei territori del rock e del funk.

Adoro lo stile pianistico di Brad Mehldau, mi piacciono ancora molto Keith Jarrett e Wynton Marsalis, soprattutto quando suona in piccoli ensemble. Molti jazzisti bollano il pop come musica frivola e sciocca, a me sembra che invece la combinazione dei due generi possa produrre risultati interessanti. Mescolare l’atteggiamento del musicista pop con l’abilità strumentale e la propensione all’improvvisazione del jazzista, ecco quello che cerco di fare.

Il secondo album, Pointless Nostalgic, nel 2002, vende un buon numero di copie in Gran Bretagna e attira l'attenzione dei media. Ma è al giro di boa del terzo disco che si scatena un'asta tra le major per mettere sotto contratto il giovane talento. Vince la Universal, che nel 2003 pubblica Twentysomething. Con il suo crossover tra jazz e pop (diversi  i brani di artisti rock riletti in questa chiave), il disco è un successo clamoroso di critica e di vendite. 

Non mancano le polemiche sul quel contratto da un milione di sterline che l'ha portato dal circuito underground dei pub e dei club di provincia alla ribalta mainstream. 

Ma non è che quei soldi mi siano arrivati direttamente in tasca. Sono stati stanziati dalla casa discografica per il budget di produzione e promozione dei miei dischi. A dirla sinceramente, non hanno cambiato il mio modo di vivere e di pensare. Può sembrare ingeneroso, me ne rendo conto, ma i miei obiettivi sono differenti: voglio crescere e diventare un grande musicista, è questo che mi interessa. E non voglio pormi nessun limite.

Con Catching Tales (che esce nel settembre del 2005) Cullum collabora con Allen Toussaint e Guy Chambers (storico co-autore di Robbie Williams) e reinterpreta  in chiave in chiave pop gli standard di George Gershwin. Poi parte per tour che dura quasi tre anni.

Sul palco ci piace manipolarle, le canzoni, tirarle da una parte e dall’altra per portarle in posti nuovi. Ovviamente la gente vuole ascoltare quello che conosce e io sono qui per intrattenerla. Ma ogni sera è diverso, io introduco materiale nuovo, cambiamo la set list, la sequenza, suoniamo i pezzi in modo sempre differente. A volte mentre stiamo per salire sul palco gli altri mi chiedono con cosa cominciamo: e io gli rispondo che non ne ho la minima idea

Nel 2008 viene chiamato da Clint Eastwood, noto appassionato di jazz e jazzista egli stesso, per partecipare alla colonna sonora del film Gran Torino, di cui comporrà tra  la title track insieme all'attore-regista . La nomination per il Golden Globe e quella all'Oscar proiettano Cullum in un nuovo vortice di popolarità che lo allontana per un lungo periodo da nuove pubblicazioni.

The Pursuit esce nel novembre 2009, un esperimento anomalo in cui l'artista dà spazio alle proprie contaminazioni di natura più contemporanea. 

È il mio lato jazz che si manifesta e che mi spinge a fare di tutto per conservare freschezza alla musica. Per strano che possa sembrare, per me è un po’ la conseguenza dell’essere cresciuto con il punk. Il jazz, per me, riguarda più l’atteggiamento che l’etica musicale: se non ti poni dei limiti puoi creare musica più interessante.

Momentum arriva quattro anni dopo, prodotto da Jim Abbiss (Arctic Monkeys, Adele) e Dan The Automator (Kasabian, Dh Shadow). È un lavoro "in pigiama": Cullum ha utilizzato demo fatti in casa come basi per le canzoni, una tastiera di seconda mano, registratori di audiocassette e un ukulele. 

Mi è capitato, per esempio, in Sad, sad world, di usare una registrazione che ho fatto in pigiama, prima delle 8 del mattino, nel mio studio casalingo e con una voce particolare – visto che mi ero svegliato da poco. Ma mi è piaciuta e l’ho tenuta per il disco. Questo è un album in pigiama, cioè onesto: l’ho registrato come fosse una demo session, dicendomi: fallo senza pensare, quando arriva l’ispirazione.

Nel 2014 esce Interlude, album costituito interamente da cover di artisti quali Ray Charles, Randy Newman, Sufjan Stevens e Dizzy Gillespie, con la partecipazione di Gregory Porter e Laura Mvula.

L'ultima prova di Jamie Cullum si intitola Taller ed è stato pubblicato il 7 giugno 2019. L'ex ragazzo prodigio, ora quarantenne, ha presentato in anteprima i singoli Taller e Mankind al Montreux Jazz Festival 2018.