Georges Bizet:"I pescatori di perle"

Un mondo immaginario in scena al Regio di Torino

Con I pescatori di perle (Les Pêcheurs de perles), opera di Georges Bizet (1838 – 1875), si apre la stagione 2019/20 del Teatro Regio di Torino. L’allestimento è curato da Julien Lubek e Cécile Roussat, che firmano regia, scene, costumi, coreografia e luci.

Cécile e io ci siamo incontrati quando eravamo studenti di Marcel Marceau, il famoso mimo, vent’anni fa, a Parigi, dove aveva una scuola. Dai suoi insegnamenti abbiamo tratto il rapporto con la musica perché secondo lui il gesto del corpo doveva essere musicale in tutto ciò che l’interprete faceva; ed è ciò su cui lavoriamo con i cantanti
Julien Lubek

I pescatori di perle è un’opera molto sofisticata, primo capolavoro (1863) di un Bizet non ancora venticinquenne, ma già in grado di padroneggiare una tecnica di orchestrazione raffinata e originale. La storia (il libretto è di Eugène Cormon e Michel Carré), ambientata in una recondita regione di Ceylon, racconta di Nadir, pescatore di perle, che rinnova il suo giuramento di amicizia al capo villaggio Zurga: per quella cultura si tratta di un patto più forte anche dell’amore. La promessa, però, viene meno quando la sacerdotessa Leïla, giunta sull’isola per consacrarsi a Brahma, riconosce in Nadir l’uomo visto durante una processione a Kandy, e mai dimenticato: i due giovani si dichiarano amore eterno, suscitando così l’ira di Zurga, che li condanna al supplizio. L’affetto che questi nutre per Nadir, alla fine, però, prevarrà, e i due amanti saranno liberi di fuggire.

Il motivo esotico, tanto amato dai romantici, è evidente: il colore locale disegna e alimenta il clima musicale. Pochi – tra cui Hector Berlioz – seppero coglierne immediatamente la rara bellezza. La critica l'accolse con freddezza e, ben presto, l’opera scomparve dai palcoscenici. Solo recentemente, è stata riscoperta e restituita alle scene. E la versione proposta al Regio di Torino è, senza dubbio, tra le più interessanti e insolite.

La particolarità della nostra messa in scena è quella di lavorare sul mondo naïf delle miniature, di farsi ispirare dai colori, dagli spazi molto semplici, e, in seguito, di far recitare i corpi sul palco, di far recitare i simboli e di dare allo spettatore la possibilità di trovarsi all’interno di un mondo immaginario
Cécile Roussat, regista

Nei panni di Leïla, il soprano Hasmik Torosyan, giovane armena, ma già considerata un talento del canto per la grande piacevolezza del suono, la ricercatezza dell’emissione e la padronanza della scena. Nadir è interpretato dal francese Kévin Amiel, trentenne, tra i tenori di maggior “ingegno” della nuova generazione. 

Ci sono numerose parti commoventi. La parte corale è importantissima ed entusiasmante per quest’opera. Abbiamo quattro cantanti e tutti devono cantare parecchio. Inoltre, i cantanti si trasformano nel corso dell’opera. In particolare Leïla, che ha un ruolo straordinario
Ryan McAdams

Orchestra e coro del Teatro Regio di Torino
Direttore Ryan McAdams
Maestro del coro Andrea Secchi