Georges Bizet:"I pescatori di perle"
Un mondo immaginario in scena al Regio di Torino
I pescatori di perle è un’opera molto sofisticata, primo capolavoro (1863) di un Bizet non ancora venticinquenne, ma già in grado di padroneggiare una tecnica di orchestrazione raffinata e originale. La storia (il libretto è di Eugène Cormon e Michel Carré), ambientata in una recondita regione di Ceylon, racconta di Nadir, pescatore di perle, che rinnova il suo giuramento di amicizia al capo villaggio Zurga: per quella cultura si tratta di un patto più forte anche dell’amore. La promessa, però, viene meno quando la sacerdotessa Leïla, giunta sull’isola per consacrarsi a Brahma, riconosce in Nadir l’uomo visto durante una processione a Kandy, e mai dimenticato: i due giovani si dichiarano amore eterno, suscitando così l’ira di Zurga, che li condanna al supplizio. L’affetto che questi nutre per Nadir, alla fine, però, prevarrà, e i due amanti saranno liberi di fuggire.Cécile e io ci siamo incontrati quando eravamo studenti di Marcel Marceau, il famoso mimo, vent’anni fa, a Parigi, dove aveva una scuola. Dai suoi insegnamenti abbiamo tratto il rapporto con la musica perché secondo lui il gesto del corpo doveva essere musicale in tutto ciò che l’interprete faceva; ed è ciò su cui lavoriamo con i cantanti
Julien Lubek
Il motivo esotico, tanto amato dai romantici, è evidente: il colore locale disegna e alimenta il clima musicale. Pochi – tra cui Hector Berlioz – seppero coglierne immediatamente la rara bellezza. La critica l'accolse con freddezza e, ben presto, l’opera scomparve dai palcoscenici. Solo recentemente, è stata riscoperta e restituita alle scene. E la versione proposta al Regio di Torino è, senza dubbio, tra le più interessanti e insolite.
Nei panni di Leïla, il soprano Hasmik Torosyan, giovane armena, ma già considerata un talento del canto per la grande piacevolezza del suono, la ricercatezza dell’emissione e la padronanza della scena. Nadir è interpretato dal francese Kévin Amiel, trentenne, tra i tenori di maggior “ingegno” della nuova generazione.La particolarità della nostra messa in scena è quella di lavorare sul mondo naïf delle miniature, di farsi ispirare dai colori, dagli spazi molto semplici, e, in seguito, di far recitare i corpi sul palco, di far recitare i simboli e di dare allo spettatore la possibilità di trovarsi all’interno di un mondo immaginario
Cécile Roussat, regista
Orchestra e coro del Teatro Regio di TorinoCi sono numerose parti commoventi. La parte corale è importantissima ed entusiasmante per quest’opera. Abbiamo quattro cantanti e tutti devono cantare parecchio. Inoltre, i cantanti si trasformano nel corso dell’opera. In particolare Leïla, che ha un ruolo straordinario
Ryan McAdams
Direttore Ryan McAdams
Maestro del coro Andrea Secchi