"N" come Nono (II)

Musica di lotta e di sangue

Con il programma C'è musica e musica del 1972, Luciano Berio esplorò tante questioni relative al comporre, eseguire, pensare la musica, con esempi che spaziavano dal Barocco al rock e testimonianze di numerosissime personalità del mondo musicale italiano e internazionale, tra le più acute del tempo. Non un'indagine scientifica, come disse, allora, lo stesso Berio, ma il tentativo di avvicinare il pubblico a chi la musica la fa.
Nella clip proposta, Luigi Nono risponde alla domanda: "C'è musica e musica?"

Io penso che non sia tanto questione di tipi di musica differente, quanto di funzione differente della musica…
Luigi Nono


Luigi Nono (1924–1990) studiò composizione con Gian Francesco Malipiero (1882-1973) presso il Conservatorio di Venezia. Tra il 1946 e il 1947, due incontri si rivelarono determinanti per la sua formazione musicale: il primo con Bruno Maderna, appartenente alla sua stessa generazione; il secondo con Luigi Dallapiccola, punto di riferimento della generazione precedente, attento studioso della Scuola di Vienna (Schönberg, Berg, Webern). Nel 1948, assieme Maderna, Nono si iscrisse al corso di direzione d'orchestra tenuto a Venezia da Hermann Scherchen, che caldeggiò la sua partecipazione agli Internationale Ferienkurse für Neue Musik di Darmstadt, famoso centro di studio e produzione della musica d'avanguardia. Lì seguì i corsi di Edgard Varèse, ricercatore e sperimentatore instancabile, tra i pionieri della musica elettronica, e conobbe gli allievi di Schönberg, del quale, nel 1955, sposò la figlia Nuria. I Ferienkurse, dei quali, in seguito, diventò docente, sancirono la sua posizione predominante nell'avanguardia europea, assieme a Pierre Boulez e Karlheinz Stockhausen.

Nono, considerò la musica anche come testimonianza storica, concependo testi con espliciti rimandi politici. Per farlo avvertì la esigenza di sviluppare i mezzi musicali e intraprese lo studio della produzione e della trasformazione del suono per mezzo degli strumenti elettronici, lavorando nello Studio di fonologia della Rai di Milano. 
In questi lavori immise i suoni della vita quotidiana: i rumori di una fabbrica, le grida dei venditori di un mercato, le campane di una chiesa, e frazionò i testi in schegge minute, fino all’unità minima del fonema, affinché i suoni delle parole si fondessero con quelli della musica.

Poeta petroso, Nono pensa la musica come anedonia: tendendo sempre più ad affondare le sue radici nella realtà storica della lotta e del sangue. Per questo si è prontamente accostato, dopo l’apprendistato weberniano, al musicista traumatico per eccellenza, a Schönberg
Mario Bortolotto, musicologo