"S" come Stockhausen (III)

La forma e il materiale

Con il programma C'è musica e musica del 1972, Luciano Berio esplorò tante questioni relative al comporre, eseguire, pensare la musica, con esempi che spaziavano dal Barocco al rock e testimonianze di numerosissime personalità del mondo musicale italiano e internazionale, tra le più acute del tempo. Non un'indagine scientifica, come disse, allora, lo stesso Berio, ma il tentativo di avvicinare il pubblico a chi la musica la fa.
Nella clip proposta, Karlheinz Stockhausen risponde alla domanda: "C'è musica e musica?"
 

Ci sono tanti generi di musica quanti persone che fanno la musica. Ma ci sono anche tanti generi di musica, quante sono le persone che arrivano a percepirla
Karlheinz Stockhausen


Karlheinz Stockhausen (1928 – 2007) si formò, dapprima, studiando pianoforte alla Hochschule für Musik di Colonia e Musicologia all’Università della stessa città; più tardi, a Parigi, si perfezionò in estetica ed analisi musicale con Olivier Messiaen e in composizione con Darius Milhaud. 
Fu una delle figure più significative degli Internationale Ferienkurse für Neue Musik di Darmstadt, famoso centro di studio e produzione della musica d'avanguardia, frequentato a cominciare dall’inizio degli anni Cinquanta, pressappoco contemporaneamente a Luigi Nono. Le sue teorie sulla composizione hanno seminato nuovi germogli nella musica colta contemporanea, nel jazz e nella musica popolare. 

Stockhausen iniziò a comporre dal 1950, passando rapidamente da partiture tradizionali alla “musica seriale” (la tecnica compositiva basata sulla serie, principio costruttivo che si fonda su una successione prestabilita e invariabile di dodici note che prende le mosse da Schönberg, Berg e Webern), e alla cosiddetta “musica puntuale” (che concepisce i suoni come eventi a sé, con una conseguente riduzione dell'importanza del tessuto musicale). Oltre al lavoro di compositore, si dedicò alla direzione d'orchestra e al management di progetti culturali. 
Stockhausen era convinto che le nuove concezioni musicali non potessero essere rappresentate per mezzo di un apparato orchestrale ereditato dal secolo precedente e riteneva che le opere del passato non dovessero più essere eseguite dal vivo, ma fruite esclusivamente attraverso dispositivi come la radio, il giradischi o i nastri. La musica elettronica, invece, che porta in sé nuove visioni spaziotemporali, doveva essere espressa, per il compositore tedesco, soltanto in sale appositamente concepite.
 

Sono interessato a vedere in che modo la forma e il materiale diventano un’unica unità
Karlheinz Stockhausen