"R" come Respighi

Un impressionista a Roma

In questa breve intervista, tratta da una puntata del programma Gli anniversari (1979), Elsa Olivieri Sangiacomo, vedova del compositore Ottorino Respighi, si presenta e racconta il proprio legame con il celebre marito, nel centenario della sua nascita. 

Figura culturalmente poliedrica, Elsa Olivieri Sangiacomo (1894 – 1996) intraprese lo studio del pianoforte nel 1903. Pietro Mascagni, allora direttore dell'Istituto 
Nazionale di Musica di Roma, la notò e le predisse un brillante futuro. Una nevrite acuta all'avambraccio destro compromise la sua carriera di pianista, facendola optare per gli studi di composizione presso il Conservatorio di Santa Cecilia. Allieva di Ottorino Respighi, se ne innamorò e lo sposò all'inizio del 1919. Dopo il matrimonio, Elsa interruppe la carriera di compositrice, ma riprese gli studi di canto. Il suo repertorio, col quale ebbe un notevole successo, si estendeva dal barocco italiano alla canzone popolare, passando per la lirica dello stesso Respighi. Dopo la morte del marito (1936), riprese l’attività di compositrice e intraprese quella di regista teatrale, di scrittrice e di talent scout (tra le sue scoperte, Uto Ughi).
 

Respighi era un uomo molto speciale. Ma molto solitario, diciamo. Non ha mai appartenuto a nessuna congrega, nessun partito, nessuna unione di musicisti. È sempre stato un isolato. Siamo stati noi due insieme, molto
Elsa Olivieri Sangiacomo


Ottorino Respighi (1879 – 1936), bolognese, a otto anni imbracciò il violino e mise le mani sul pianoforte, come raccontò la sorella Amelia. Nel 1891, si iscrisse al liceo musicale, dove seguì i corsi di violino e viola, di contrappunto e fuga, e di composizione. Alla fine del 1900, fu scritturato come prima viola nell’orchestra del teatro Mariinskij di San Pietroburgo, dove conobbe Nikolaj Rimskij-Korsakov, che lo guidò nell’approfondimento degli studi di composizione e orchestrazione. Dal 1903 al 1910, tornato a Bologna, si esibì in prevalenza come strumentista, mentre nel 1908-09, fu a Berlino, dove frequentò Ferruccio Busoni, Max Bruch, Bruno Walter, Enrico Caruso. 

Nel 1911, Respighi ottenne la cattedra di composizione nel liceo musicale di Bologna e, due anni dopo, quella di armonia e contrappunto nella Regia Accademia di Santa Cecilia di Roma, città nella quale si trasferì e visse fino alla morte. Qui, tra il 1919 e il 1920, collaborò anche con i Ballets Russes di Sergej Djaghilev. 
L’affermazione come compositore di musica sinfonica era avvenuta nel febbraio del 1918, con l’esecuzione, a Milano, del poema sinfonico Fontane di Roma, diretto da Arturo Toscanini.

Fra il 1924 e il 1926, Respighi diresse l’Accademia di Santa Cecilia. Nel 1932, fu coinvolto nelle polemiche suscitate dal Manifesto di musicisti italiani per la tradizione dell’arte romantica dell’800, di cui fu il primo firmatario, seguito da esponenti autorevoli della musica del periodo fascista. Si trattò di una dichiarazione antimodernista particolarmente polemica nei confronti di Alfredo Casella e Gian Francesco Malipiero, propugnatori di un tentativo di condurre la musica italiana lontano dal XIX secolo. 

Oltre a Fontane di Roma, Ottorino Respighi compose altri due poemi sinfonici di grande successo: Pini di Roma e Feste romane. Per molti critici, il suo tratto distintivo consistette, essenzialmente, nel saper unire l’impressionismo di Debussy alla forza orchestrale di Richard Strauss e alla vena di esotismo di Rimskij-Korsakov.
 

Questa nuova combinazione di elementi era destinata al successo, dato soprattutto che i colori erano abbaglianti e l’impetuosa retorica della sua musica erano fatti su ordinazione per virtuosi direttori d’orchestra
Joseph Machlis, musicologo