Area

Con il suono delle dita si combatte una battaglia

Quante sono le rock band italiane conosciute ovunque? Pochissime. Tra queste, sicuramente, gli Area (International POPular Group, secondo la loro vera ragione sociale), capaci di mettere per la prima volta insieme rock progressivo, free jazz, musica elettronica, etnica, canzone politica e le più ardite sperimentazioni sonore. Obiettivo dichiarato è il superamento dell'individualismo artistico per creare una «musica totale, di fusione e internazionalità». Iniziano le attività nel 1972: la voce di Demetrio Stratos, la sinergia tra musicisti eccezionali e il sodalizio con la Cramps di Gianni Sassi diedero vita a una “fabbrica delle idee” senza precedenti e resero la band una delle più innovative ed anticonvezionali del panorama musicale mondiale.

Cosa vogliamo fare? Abolire le differenze che ci sono fra musica e vita. Gli stimoli che trae questo gruppo vengono direttamente dalla realtà, dalla strada…

Il progetto Area nasce da un'idea del batterista etnico di origini turche Giulio Capiozzo, allievo di Kenny Clark e già con Demetrio Stratos nel gruppo rhythm & blues I Ribelli, passati alla storia per la ballata romantica Pugni chiusi. Oltre Stratos (nato in Egitto da genitori greci e approdato a Milano per studiare architettura), entrano nella prima line up del gruppo il tastierista Leandro Gaetano e il bassista Patrick Djivas (entrambi nel gruppo di Lucio Dalla), chitarrista italo-ungherese Johnny Lambizzi e il sassofonista belga Victor Edouard Busnello. I futuri Area collaborano come turnisti alle registrazioni del primo disco solista di Alberto Radius. Vuole la leggenda che il nome del gruppo venisse tratto proprio da quell'esperienza: dal brano omonimo nato come jam session da un'idea di Lambizzi durante una pausa di lavoro. La scelta si rivelerà calzante poiché si presta a diverse interpretazioni e alla potenziale esportabilità della proposta musicale. Poco prima di registrare il primo album, gli Area persero per strada Lambizzi e Leandro, sostituiti da Paolo Tofani, chitarrista de I Califfi e musicista attivo nella scena londinese, e dal tastierista Patrizio Fariselli, che già seguiva il gruppo durante i permessi del servizio di leva.

Ognuno portava un’esperienza particolare, una diversa dall’altra…  Io vengo dalla Grecia, uno ha avuto esperienze di musica elettronica a Londra, due vengono dal jazz, uno dalla musica contemporanea… Cerchiamo di fondere tutto insieme: dodecafonia e rock, rock e musica balcanica… È da questa esperienza che nasce il gruppo che si chiama Area…

A questa prima formazione si unirono anche Gianni Sassi e Sergio Albergoni, in arte Frankenstein, attivatori e sperimentatori di progetti culturali, tra cui l'etichetta discografica Cramps Records.  Il loro compito è scrivere i testi e di curare l'immagine del gruppo. Sarà proprio Sassi ad apporre agli Area la postilla International POPular Group: un'azzeccata intuizione che, oltre ad affrancarli dalla relativamente limitata categoria progressive, ben rappresenta il meltint pot della loro formula musicale. Per Gianni Sassi avere una propria etichetta discografica è il mezzo per “condurre le avanguardie storiche  a contatto non solo con il pubblico colto e raffinato delle gallerie d'arte, ma con la massa dei giovani, con il popolo del Movimento" e gli Area diventano lo strumento principe attraverso cui perseguire seduttivamente questo scopo.

L'album d'esordio del gruppo, Arbeit macht frei, è il coraggioso titolo che inaugura il catalogo della Cramps Records nel settembre del 1973. Fascismo, comunismo, cattolicesimo, guerra, privazione della libertà, imperialismo culturale e musicale, lotta armata. Caratterizzati da un forte allegorismo, i testi degli Area parlano di queste e di molte altre cose, senza mai nominarne alcuna. Anche l'artwork di copertina è di grande impatto: Gianni Sassi dà fondo alla sua collezione di oggettistica per richiamare iconograficamente i concetti espressi nel disco e mette in fila la foto di un lager, il disegno stilizzato di un angelo, la falce e il martello, una kefiah, un mappamondo, una fila di statuette chiuse da lucchetti, la sagoma di cartone della rivoltella di Gaetano Bresci. 

Musicalmente l’impronta prog-jazz è fortissima. Così come la contaminazione con la musica contemporanea, la tradizione balcanica, la dodecafonia ("una democrazia - la definisce il gruppo - in cui nessuna nota è sovrana e tutte lo sono). Velenoso, caustico, ardito, ingegnoso, Arbeit Macht Frei sa essere un disco di rottura in un periodo storico già pieno fermenti e novità. 

C’è una continua ricerca sperimentale. Non possiamo più andare in giro con la chitarra a raccontare le miserie personali… La nostra è una musica di oggi, racconta il pessimismo della strada. Voi siete pessimisti, ci dicono. Ebbene,  questa musica è violenta perché nella strada c’è violenza.

Al termine delle incisioni, Patrick Djivas lascia il gruppo per entrare a far parte della PFM e viene rimpiazzato da Ares Tavolazzi. Assieme a lui se ne va anche Busnello, che decise di prendere una propria strada. L'organico composto da Stratos, Fariselli, Capiozzo, Tofani e Tavolazzi resterà celebre come la formazione "classica" del gruppo.

Per valorizzare il proprio tasso tecnico, diversi membri del gruppo viaggiano spesso all'estero, frequentando le scene musicali di altri paesi. Giulio Capiozzo apprende l'uso dei tempi dispari dal maestro di percussioni Mohammed Alì all'Università del Cairo; Demetrio Stratos, proveniente da una precedente esperienza beat con I Ribelli e costantemente impegnato a migliorare le sue prestazioni vocali, studierà le diplofonie tipiche della tradizione canora tuvana e mongola e parteciperà con i ricercatori del corso di Glottologia della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Padova ad un celeberrimo studio sulla sua estensione vocale. Le sua notevoli doti innate, unitamente alle tecniche acquisite e agli studi di etnomusicologia, gli valsero la qualifica di "voce-strumento" e la definizione di "polverizzatore della monodia".

La voce è oggi nella musica un canale di trasmissione che non trasmette più nulla. L'ipertrofia vocale occidentale ha reso il cantante moderno pressoché insensibile ai diversi aspetti della vocalità, isolandolo nel recinto di determinate strutture linguistiche.

Quando nel giugno del 1974 esce il secondo album Caution Radiation Area, i risultati di questi studi si traducono in un'opera dal fortissimo sapore sperimentale. In questo disco prevalentemente privo di testi si delinea la pertinace volontà di strafare, di infastidire il pubblico e l’ascoltatore. C’è il jazz violentato dal rock che molti impareranno a chiamare fusion, c’è l’urlo politico e il richiamo forzato alla memoria (il brano Lobotomia), il raccapriccio urbano e orwelliano e il rifugio etnico. La forma canzone viene quasi del tutto abbandonata, disperdendosi in una sorta di “musica totale”.

In Europa, in Italia, siamo stati i primi all’inizio degli anni 70 a sviluppare un discorso creativo davvero libero. Abbiamo dei pezzi, ad esempio, in cui parliamo dei prigionieri politici descrivendo tutto tramite fischi e suoni elettronici… "Lobotomia" l’abbiamo dedicata a Ulrike Meinhoff.

Nel 1975 si comincia a respirare un clima internazionale più sereno e pacificato: Grecia, Portogallo e Vietnam si sono svincolate dai gioghi della dittatura e della guerra. Anche gli Area traggono giovamento da queste nuove speranze politiche e danno alle stampe Crac! che segna, già dal titolo onomatopeico, l'ennesima rottura degli schemi e delle aspettative. È infatti il disco più rilassato e pop del gruppo, con piccoli inni declamatori passati alla storia quali Gioia e rivoluzione e L’elefante bianco. E brani d'impegno camuffati da divertissement (l’epica metaforica de La mela di Odessa, che rivede a mo’ di fiaba la rivoluzione bolscevica).

Stratos continua la sua ricerca vocale (verrà invitato da John Cage a tenere una serie di concerti al Roundabout Theatre di New York) e anche gli altri membri del gruppo cominciano a coltivare i loro progetti solisti.  Quando nel 1976 tornano a chiudersi fra le pareti della Fono Roma, gli Area non sono più una band ma un vero e proprio collettivo, tanto da registrare i sette pezzi del nuovo album Maledetti (Maudits) con una formazione completamente diversa per ogni brano. Il concept dell'album è tuttavia unitario e fortissimo ed è annunciato teatralmente nelle note di copertina:

Un plasma liquido è la coscienza del mondo, custodita in un computer di una banca. Per un guasto si verifica la dispersione progressiva del liquido: totale perdita della coscienza umana.

Nella forma canzone sempre più destrutturata emerge con forza una visione distopica della società, presagio dell'incertezza che di lì a poco sfocerà nella crisi del Movimento giovanile e nell'inasprimento della lotta armata.

Al termine del 1977, mentre il punk e altri nuovi generi musicali ridisegnano il panorama italiano e internazionale, Paolo Tofani abbandona il gruppo per dedicarsi completamente all'ascetismo (diventerà monaco hare krishna) e alla sperimentazione strumentale (costruendo prototipi di chitarre personalizzate in combinazione con dei sintetizzatori fino a realizzare la Trikanta Veena che attualmente utilizza).

Termina anche la collaborazione con Gianni Sassi e la Cramps, evento traumatico che costringe Demetrio Stratos ad assumere il ruolo di paroliere nel successivo album 1978. Gli dei se ne vanno, gli arrabbiati restano!. Qui le spinte avanguardiste sono quasi del tutto ridimensionate, adagiando gli Area su più consueti  territori prog e jazz-rock. Il testo del brano d'apertura, Il bandito del deserto, è liberamente tratto da un componimento del poeta arabo preislamico Shanfara; quello di Hommage à Violette Nozières è ispirato ad un passo di André Breton (nel video gli Area lo interpretano nella loro storica partecipazione a Stryx, il visionario varietà di Enzo Trapani). Acrostico in memoria di Laio infine è tratto da Funzione e campo della parola e del linguaggio di Jacques Lacan.

Quello stesso anno Stratos dà alle stampe il suo secondo album solista, Cantare la voce, in cui la sua tecnica raggiunge vette inarrivabili in termini di frequenza e moltiplicazione dei canali vocali. Ha in mente molti progetti personali ma non riuscirà a portarli a termine. Nell'aprile del 1979 gli viene diagnosticata una grave forma di anemia aplastica che lo costringe al ricovero a New York. Sarà stroncato dalla malattia il 13 giugno di quello stesso anno.

Il concerto organizzato all'Arena Civica di Milano per pagargli le cure mediche diventa un tributo in suo onore dopo la notizia della morte improvvisa avvenuta il giorno prima della data prevista per l'evento. All'esibizione parteciperanno numerosi artisti dello scenario musicale italiano, tra cui Angelo Branduardi, Banco del Mutuo Soccorso, Francesco Guccini, Antonello Venditti e Roberto Vecchioni, oltre naturalmente agli Area, per un ultimo saluto. Accorreranno più di 60 mila persone.

Nel 1980 il gruppo pubblica l'album Tic & Tac, ormai orientato a un jazz-rock più tradizionale.

Gli Area si riuniscono un'ultima volta nel 1993 per un concerto in memoria di Gianni Sassi, da poco scomparso: la formazione è costituita dal trio Tavolazzi-Capiozzo-Fariselli. Tavolazzi esce nuovamente dal gruppo, che pubblica un ultimo disco, Chernobyl 7991, e continua ad esibirsi fino al 1999.

Nel 2011 un ultimo, estemporaneo progetto, l'Area Reunion Tour. Ares Tavolazzi, Paolo Tofani, Patrizio Fariselli e la new entry Walter Paoli alla batteria ripropongono in giro per l'Italia i brani storici degli Area. Più che ripercorrere il viale della nostalgia, l'intenzione è quella di far sentire la crescita musicale e i percorsi individuali degli esecutori.