Folgorato sulla via di Karlsbad

Nel giugno del 1810 nasceva Robert Schumann

A nove anni era stato “folgorato sulla via di Karlsbad” dove aveva ascoltato il portentoso pianista praghese Ignaz Moscheles (il cui metodo per pianoforte è in parte tuttora utilizzato nei Conservatori). Robert Schumann “romantico tra i romantici”, votato, dapprima, ad un’esistenza di letterato (il padre era editore e libraio), poi a quella di musicista, nasce in Sassonia nel giugno del 1810. L’amore, pur grande, per Hoffmann, Schiller e Richter è sopravanzato da quello per il pianoforte e per la composizione, che studia a Lipsia con Friedrick Wieck, suo futuro suocero.

Tra il 1830 e il 1838, compone numerosi pezzi pianistici di grande immediatezza espressiva. Tra gli altri: Papillons, Sei intermezzi, Carnaval, Sonata in fa diesis minore, Studi sinfonici e la Fantasia in do maggiore.

Sono amori, amicizie, sogni di gioventù, entusiasmi studenteschi, piccole malinconie e bisogno di tenerezza, trattatati con quell’umorismo sentimentale che Schumann ammirava nel suo prediletto Jean Paul, e resi musicalmente con una duttilità straordinaria, una vivacissima disposizione dei ritmi, dell’armonia e della linea melodica a piegarsi secondo le mutevoli esigenze espressive in spunti, accenni e accenti fuggitivi, mai appesantiti da pedanterie costruttive e da elaborazioni retoriche
Massimo Mila, storico della musica

Schumann rivela subito un temperamento artistico fuori dal comune: è intellettualmente brillantissimo, provvisto di una cultura ampia e di uno spiccato acume critico. Doti che si traducono anche nella fondazione (1833) della “Nuova rivista musicale” per mezzo della quale il giovane compositore intende debellare l’apatia dei fruitori di musica tradizionale, la «folla di filistei», come gli piace definirli.

Alle attività di compositore e di critico, Schumann affianca quella di virtuoso del pianoforte, spesso in coppia con la moglie Clara Wieck. Le sue condizioni fisiche e psichiche, però, non gli consentono di esibirsi a lungo e la composizione resta, dunque, al centro della sua esistenza artistica, con una ricca produzione per pianoforte solo, per ensemble da camera, per orchestra sinfonica, e di Lied con pianoforte (anche nelle versioni corali). Schumann compone anche un oratorio profano per soli, coro e orchestra (Il Paradiso e la Peri, 1843); il Requiem per Mignon (1849), su testi di Goethe; l’opera lirica in quattro atti Genoveva (1847-50) dal dramma di Ludwig Tieck; le Scene dal Faust di Goethe, per soli, coro e orchestra, che lo impegneranno per circa dieci anni, a partire dal 1844 e fin quasi alle soglie della morte. Sono gli anni durante i quali la sua salute mentale peggiora decisamente pur non impedendogli di comporre, tra le altre opere, le quattro sinfonie.

È in queste circostanze che, nel 1853, avviene l’incontro con il giovane Johannes Brahms, che Schumann contribuisce non poco a lanciare, anche per mezzo di un memorabile articolo della sua rivista.

Ed è venuto questo giovine sangue, alla culla del quale hanno vegliato Grazie ed Eroi. Si chiama Johannes Brahms; raccomandatomi poco prima da un Maestro conosciuto ed amato, è arrivato da Amburgo, dove componeva in un silenzio oscuro, ma istruito da un insegnante ottimo ed entusiasta alle forme più difficili dell’arte. Trasparivano dalla sua persona tutti quei segni che ci annunciano: ecco un eletto!
Robert Schumann, ‘Vie nuove’, 1853

L’anno successivo Schumann tenta il suicidio. La moglie è costretta a farlo ricoverare in una clinica per malattie mentali nei pressi di Bonn dove morirà nel 1856.

Nel video:
Pappano Argerich dall’Auditorium Parco della Musica, 2013
Robert Schumann, Nachtlied per coro e orchestra op. 108
Robert Schumann, Concerto in la minore per piano e orchestra op. 54
Robert Schumann, Sinfonia n. 2 in do maggiore op. 61

Direttore: Sir Antonio Pappano
Pianoforte: Martha Argerich
Maestro del coro: Ciro Visco
Orchestra e Coro dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia