Muse

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Amore e odio per la band di Matthew Bellamy

Muse
Hanno diviso i fan suonando di tutto un po' (dal pop futurista e depresso stile Radiohead all'hardcore americano, dalla dance più spinta a strambe sinfonie space-western, da sinfonie prog costruite come classici agli inni da stadio). Hanno stupito per l'eclettismo, per i live eccessivi e stravaganti, per la paranoia del frontman Matthew Bellamy (autore dei bizzarri testi che raccontano senza soluzione di continuità di apocalisse, ufo, guerra, vita, universo, politica e religione) e soprattutto per un successo che molti continuano a ritenere impossibile. Storia dei Muse, la band più e odiata del nuovo millennio.

Ogni album riflette chi eravamo e cosa pensavamo in un certo momento della nostra storia, non ha senso guardarsi indietro.

I Muse nascono nel 1997 a Teignmouth nel Devon, quando i tre amici Matthew Bellamy (voce e chitarra), Chris Wolstenhome (basso) e Dominic Howard (batteria) decidono di combattere la noia che pervade la loro sonnolenta cittadina imbracciando gli strumenti. Dopo aver vinto una competizione tra gruppi scolastici (vuole la leggenda che Bellamy distruggesse le attrezzature che erano sul palco e impressionasse la giuria col suo atteggiamento sicuro), i tre lasciano l'università per intraprendere in maniera definitiva la carriera di musicisti.

Quando approdano al primo album, Showbiz nel 1999, si sono già fatti notare per i loro live energici e per il timbro particolarissimo, estremamente acuto, con cui Bellamy interpreta i testi che lui stesso scrive. La formula è semplice: rivitalizzare il pop malinconico dei Radiohead con una robusta dose di hardcore presa in prestito dai Nirvana. L'album vende oltre mezzo milione di copie, conquista i favori del pubblico dell'indie rock e diversi premi della critica: Brand New Band 2000 agli NME Awards, nomination come Best Band e Best Album ai Q Awards, Best Band e Best Live Act ai Kerrang Awards. Sulla band si concentrano le attenzioni di diverse etichette internazionali tra cui la Maverick di Madonna, che li ingaggia negli Stati Uniti. Entrano nel giro dei grandi concerti, aprono i set di Foo Fighters e Red Hot Chili Peppers, arrivano fino in Giappone e Australia.

Il secondo album, Origin of Symmetry, è registrato negli studi Real World di Peter Gabriel a Bath e nello studio galleggiante sul Tamigi di proprietà dei Pink Floyd e mostra un sound più corposo e variegato, con tinte elettroniche, metalliche e spaziali. È l'album che definisce le fondamenta della loro musica: i riff pesanti suonati tramite lo Zvex Fuzz Factory, l'uso non canonico di strumenti e rumori, le velleità progressive e i testi fantapolitici di Bellamy,  da sempre affascinato dal Georgismo, che rivelano una visione galattico-rivoluzionaria a metà tra il misticismo e la vera ingenuità.

Mi piace Stanley Kubrick. Il lavaggio del cervello al centro di “Arancia meccanica”, le società segrete di “Eyes Wide Shut”, la relazione tra intelligenza artificiale e cervello umano alla base di “2001: Odissea nello spazio”: c’è molto del cinema di Kubrick nella mia scrittura.

Absolution, nel 2003, fortemente ispirato ai sentimenti di timore, paranoia e shock generati dall'attentato alle Torri Gemelle e con grandi concessioni al rock da stadio, è il primo successo planetario del gruppo. La band va in tour, arrivando a registrare  oltre 350 mila presenze ai propri concerti. Nel marzo 2004 i Muse si esibiscono insieme agli Oasis e a Paul McCartney al Glastonbury Festival, esibizione che Bellamy ha in seguito descritto come «il miglior concerto della nostra vita, il massimo livello di affermazione mai raggiunta». Poi il frontman si trasferisce in Italia, sul lago di Como, al seguito della fidanzata italiana, la psicologa italiana Gaia Polloni.

La band inizia a lavorare al nuovo disco a inizio 2005. Black Holes and Revelations è registrato in parte a Milano, alle Officine Meccaniche di Mauro Pagani, ed esce nell'estate dell'anno successivo.  I testi sono costruiti su uno smaccato dualismo tra vita privata e teorie del complotto. Il singolo Supermassive Black Hole finsce nella colonna sonora della pellicola di Catherine Hardwicke Twilight.

Nel 2009 arriva The Resistance, un album presentato dallo stesso Bellamy come qualcosa di sperimentale, più prog dei precedenti, nato dal suo rinnovato amore per 1984 di George Orwell. Parzialmente registrato in Italia, il disco si chiude con una divagazione strumentale su un tema di Chopin suonata con alcuni orchestrali della Scala di Milano.

Ad ottobre 2012, dopo che Bellamy si è trasferito a Los Angeles e Chris Wolstenholme si è fatto ricoverare in una clinica specializzata per combattere il suo alcolismo, esce The 2nd Law. Malgrado la sua cupezza, il singolo Survival viene scelto come inno ufficiale delle Olimpiadi di Londra.

Il 2015 è l'anno di Drones, concept album con la regia di Mutt Lange (produttore storico degli AC/DC), che segna un ritorno al rock più diretto e chitarristico. Bellamy lo racconta come una denuncia dei tempi che stiamo vivendo:

Droni dotati d’intelligenza artificiale, macchine per uccidere, metafora del controllo massivo tipico delle organizzazioni militari o religiose, oltre che di un’evoluzione tecnologica che in nome della precisione e dell’efficienza ci ha allontanati dall’empatia, dall’umanità, dalle nostre stesse emozioni.

L'ottavo e ultimo album dei Muse, Simulation Theory, esce nel novembre 2018 prodotto dal gruppo stesso insieme a Rich Costey, Shellback e Timbaland. Già dalla copertina (realizzata da Kyle Lambert, autore della locandina della serie tv Stranger Things), il disco ci immerge in un territorio synth-wave evidentemente debitore dell'immaginario anni 80, ma trova anche spazio per meno rassicuranti inserti distopici e cyberpunk.

Forse abbiamo ignorato un po’ gli anni 80 nel corso dei nostri primi dieci anni di carriera. Eppure ci hanno dato forma più di quanto pensiamo.

Ormai quarantenni, forse stanchi della prosopopea di rockstar da stadio, i Muse oggi sembrano volersi divertire.